Meraviglia di fronte ad un’automobile: forse oggi siamo un po’ abituati a tutto, ma nel 1971 la Countach LP 500, il prototipo che diede origine alla fortunata supercar Lamborghini, fece provare proprio questa sensazione.
Nell’epoca dei grandi carrozzieri italiani, il pubblico conosceva solo il nome del responsabile aziendale, che in questo caso era Bertone. Nuccio Bertone, abile carrozzerie ma anche imprenditore e gran talent scout, che aveva lanciato un certo Giorgetto Giugiaro, poteva contare su una matita che ha scritto la storia del design italiano: Marcello Gandini.
E’ lui l’artefice del design di un progetto, sicuramente affascinante, che ha avuto dei risvolti importanti: ad esempio, ha raggiunto un limite estremo nella creazione delle supercar di serie poi difficilmente superato, e ha fatto da modello ideale di stile per le vetture successive di un marchio intero, fino all’attuale Countach LPI 800-4, a distanza di mezzo secolo. Cerchiamo di cogliere i segreti di questa opera di design, tramandati in 50 anni.
Una forma nata dall’emozione
Nell’era eroica della carrozzeria italiana, prima dei Saloni automobilistici i gruppi di lavoro lavoravano giorno e notte su un’idea, con caratteristiche che sicuramente facevano sognare: pochi vincoli di realizzazione, nessun limite alla fantasia e possibilmente una meccanica che permettesse di vedere il prototipo anche in movimento - la Countach entrò al Salone di Ginevra del 1971 in marcia.
Anche il periodo, tra la fine degli Anni ’60 e l'inizio degli Anni ’70, era quello della ricerca spaziale e degli sviluppi della tecnologia, insieme all’innovazione nella moda e nel design industriale, con colori accesi e insoliti, e largo uso di forme geometriche essenziali e funzionali.
In questo senso, il genio di Gandini in un ambiente pieno di idee come la Bertone, poteva portare alla realizzazione di un sogno, che non doveva seguire stilemi precedenti, ma dire qualcosa di nuovo: esattamente come un’opera d’arte.
LP 500 concept, si parte da una linea
La Countach LP 500 del 1971 è la concept car che diede origine a tutto: lo scrigno principale di tutti i segreti del design. C’è un primo elemento che ha fatto scuola, in Lamborghini e altrove: la linea ad arco, o lenticolare, con cui fu concepito l’intero progetto.
Tuttavia, questa forma con i montanti estremamente inclinati e collegati ai volumi anteriore e posteriore, non era esattamente una novità: Bertone, ad esempio, aveva già creato l’Alfa Romeo Carabo (1968), la bassissima Stratos Zero (1970), oppure ancora prima la Lamborghini Marzal (1967), meno ad arco ma piena di quegli esagoni che ritroviamo ancora oggi.
In Bertone si sviluppò soprattutto la linea a forma di cuneo sempre più perfetta, con frontali appuntiti e fari a scomparsa, anche in veicoli meno estremi come la Autobianchi Runabout (1969), e poi con la Fiat X1/9 (1972): questo, insieme agli spigoli vivi, sarà un marchio stilistico della carrozzeria per molti anni a venire.
In Pininfarina, nel frattempo, Paolo Martin realizzava la vettura lenticolare più estrema di tutte, la famosissima Ferrari Modulo (1970), che però, per varie vicende, non ebbe un seguito come vettura di serie. Invece la Countach non rimase solo un prototipo, ma una vettura di serie, destinata a rimpiazzare un mito di successo come la Miura.
Scultura in movimento
Nella Countach concept, il profilo cuneiforme era molto regolare, con una fiancata in realtà semplicissima e a spigoli vivi, ma con lievi variazioni dell’andamento per definire parafanghi importanti senza ricorrere a muscolature curvilinee.
Il frontale era una lama discendente, sempre più assottigliata grazie ai fari superiori a scomparsa; il volume si sollevava appena sopra le ruote, e la fascia centrale definiva il cofano, con un dislivello che creava una sottilissima presa dinamica in alto: in pratica un solo tratto di matita.
Il montante anteriore era il più inclinato possibile, con un ampio parabrezza dal profilo geometrico: l’altezza generale non poteva che far ricorso a scenografiche porte ad apertura verticale, imperniate davanti, che però piacquero a Ferruccio Lamborghini proprio come dettaglio stilistico, con i finestrini bassissimi e tagli verticali dietro.
La coda era un trionfo di geometria e semplicità, impostata aerodinamicamente e con larghezza idonea per il potente V12, per il quale erano previste feritoie nel cofano abbassato al centro. Importanti anche le luci, racchiuse in un esagono irregolare, e soprattutto l’andamento in discesa dei larghi montanti laterali, che accentuava visivamente l’idea del profilo superiore ad arco.
Certi elementi, come l’altezza ridottissima da terra, le tipologie di cerchi e gomme o anche le dimensioni generali molto compatte, ci riportano a tecnologie del passato; tuttavia, la forma pulitissima, senza l’impiego di alettoni o sporgenze, fanno di questa concept una vera scultura in movimento, senza tempo.
LP 400, la prima di serie ma fedele alle origini
Per arrivare alla prima Countach di serie, la LP 400, dovranno passare due anni. In realtà, l’intenzione era di mantenere intatte le caratteristiche del design della concept car, e cambiare solo quello che era necessario per la produzione.
Tecnicamente, le modifiche furono in realtà molte, dal telaio tubolare anziché autoportante alla carrozzeria in alluminio, e con l’adozione del V12 da 4,0 litri anziché da 5,0 litri; stilisticamente, tuttavia, solo a un occhio attento appariranno le differenze rispetto al prototipo.
La prima riguardava il raffreddamento del motore: le sottili feritoie disegnate inizialmente da Gandini erano esteticamente perfette, ma insufficienti: furono quindi aggiunti due convogliatori sulle prese d’aria del radiatore, quasi come due pinne laterali posteriori, e due prese Naca tra la portiera e fiancata.
Questi elementi andavano sì a sporcare l’essenzialità del design del prototipo, ma furono inseriti in forma così caratteristica da diventare una costante nella storia del design di Countach, e di Lamborghini in generale.
Altre differenze riguardavano il frontale, alzato di circa un paio di centimetri: la lama così sottile e orientata verso il basso non si adattava alle esigenze tecniche e di produzione. Scomparve però la presa dinamica sul cofano anteriore: ora il passaggio tra cofano e vetro avveniva senza soluzione di continuità.
E poi c'è una modifica curiosa che in molti conosceranno, che è la rimozione del "periscopio": inizialmente, infatti, per ovviare alla scarsa visibilità posteriore era stato montato un sistema che permetteva al guidatore di guardare dietro attraverso uno specchio puntato fuori dal tettuccio (quindi anche più in alto - lo potete vedere qui sotto).
Economicamente insostenibile su "larga" scala, e fra l'altro incompatibile con l'alettone posteriore delle versioni successive (probabilmente già "previste" in qualche modo), il periscopio venne accantonato in favore di un più tradizionale specchietto retrovisore centrale, dalla visibilità limitata a causa della forma del lunotto posteriore.
Per distinguerle dalle altre, le poche Countach dotate di questo tettuccio con l'antenato di una telecamera posteriore oggi vengono chiamate "LP400 Periscopio".
Sicuramente, comunque, la LP 400 del 1973 è in generale la Countach di serie dal design più puro, e più fedele alla concept originaria.
LP 400 S e seguenti, arrivano ali ed alettone
A cinque anni dalla produzione, nel 1978 venne proposta la Countach LP 400 S. Se fino a questo momento, la vettura manteneva tutta l’aerodinamica e le prese d’aria all’interno del volume principale, d’ora in poi il design era arricchito da ali, parafanghi sporgenti, appendici aerodinamiche.
Iniziava l’epoca degli spoiler e dei fascioni anche nelle vetture di grande serie, e qui il pretesto fu di accogliere i nuovi larghi cerchi forati in magnesio da 15”, con i Pirelli P7 molto più larghi.
Il disegno del parafango anteriore sporgente proseguiva in uno spoiler inferiore, sotto la sottile zona frontale ora in colore carrozzeria; dietro c’era poi l’opzione del grande alettone, ispirato a quello delle vetture di Formula.
Nel 1982 arrivava il V12 da 5,0 litri di Giulio Alfieri per la LP 5000 S, che però esteticamente era più o meno la stessa, con qualche variazione solo nell’interno, dalle sedute basse e avvolgenti, l’alto tunnel centrale e la disponibilità di rivestimenti lussuosi.
Anche la LP 5000 Quattrovalvole del 1985, con il motore 5,2 litri, aveva poche modifiche estetiche: carreggiata più ampia davanti di 44 millimetri, e cofano con una protuberanza per ospitare i carburatori Weber, verticali anziché orizzontali. Dal 1988 veniva completata la serie delle appendici inferiori, collegando i parafanghi con delle minigonne laterali.
L’ultima Countach, la 25° Anniversario del 1988, presentava modifiche estetiche realizzate da un giovanissimo Horacio Pagani: come avveniva in molte vetture di quel periodo (pensiamo all’ultima Alfa Romeo Duetto del 1989), l’obiettivo fu di arrotondare e adattare meglio le appendici aerodinamiche alle superfici esterne.
Nuovi, quindi, i parafanghi, le minigonne, gli spoiler, e anche il paracolpi posteriore; più lunghe e arrotondate anche le prese d’aria posteriori in alto, per una migliore efficienza, e nuovi i cerchi componibili d’alluminio.
Qual è il segreto che si nasconde in queste modifiche? Molti elementi provenivano dagli studi ingegneristici del prototipo Countach Evoluzione, e l’estetica più coerente consentiva di ottenere i migliori dati di deportanza e aerodinamica della storia della vettura. Storia che ebbe termine nel 1999, con l’ultima 25° anniversario prodotta.
Countach LPI 800-4, l’omaggio al mito
Sono passati 50 anni dal primo prototipo, ma oggi il team Lamborghini guidato da Mitja Borkert, in un contesto aziendale completamente diverso, ha cercato di riassumere i segreti del design Countach nella riproposizione di una nuova fuoriserie in edizione limitata, la Lamborghini Countach LPI 800-4.
Con una premessa: è molto raro nella storia automobilistica di una casa che un solo modello sia stato il punto di riferimento per tutte le diverse vetture successive, anche con il cambiamento di piattaforme, con le variazioni di società, di responsabili del team di design e delle modalità di progettazione, anche virtuale. Pochissimi sono i casi analoghi: MINI, ad esempio, ma in un contesto totalmente differente.
Fotogallery: Lamborghini Countach LPI 800-4
Detto questo, cerchiamo di evidenziare qualche dettaglio. La sottile striscia anteriore, con il muso a scendere, viene chiaramente dalla concept car, alla quale la nuova si ispira anche per la presa d’aria alta al centro del cofano. Due pieghe sostituiscono i fari a scomparsa, ormai inutili con la tecnologia a LED, mentre il lettering Countach è un elemento distintivo, prima assente.
Da segnalare il disegno elegante e coordinato di tutta la zona inferiore, possibile grazie alle tecnologie odierne di produzione, ma che costituiscono un collegamento ideale con le appendici rinnovate da Horacio Pagani.
La forma del parabrezza ricorda l’originale, anche se il montante anteriore è curvo anziche a spigolo, come nelle recenti Lamborghini, e la presa d’aria Naca laterale assume un’importanza ancora maggiore, anche se la forma è più o meno la medesima di sempre.
Fotogallery: Lamborghini Countach 2021, i colori per la carrozzeria
L’esagono ritorna come omaggio ad una forma molto legata alla storia di Lamborghini: si nota, ad esempio, nei fori dei cerchi, nel profilo del parafanghi - in qualche modo ispirati a quelli posteriori della prima concept - o ai tre LED posteriori, ma anche in altri dettagli.
La fiancata accentua molto di più il profilo della linea di cintura, che scende molto dopo la ruota anteriore prima di risalire e curvare attorno alla ruota posteriore; alla vista, la grande presa d’aria e i cerchi molto più grandi rispetto al passato alleggeriscono la zona metallica della fiancata.
In coda, è stato ripetuto il disegno dell'area ribassata che idealmente parte dal tetto e si collega al cofano; le prese d’aria, ora integrate totalmente nel contesto, richiamano le Countach di serie, mentre la coda ricorda graficamente quella precedente, con la fascia orizzontale più sottile e uno scivolo centrale con gli scarichi meglio definito, secondo l’uso e la tecnologia correnti.
Fotogallery: Lamborghini Countach LPI 800-4, le foto live
Grazie al fatto che tutto ciò che serve per la deportanza e la resistenza all’aria è ben coordinato con il resto della carrozzeria, il team di design è riuscito a ricostruire l’idea formale unitaria e scultorea della prima versione. Che rimane tuttora lo scrigno più grande, con i segreti di design meglio custoditi.