Ancora pochi giorni. Poi, il 5 febbraio, scatterà l’embargo ai prodotti petroliferi russi, che farà seguito al divieto europeo di importare il greggio di Mosca, entrato in vigore il 5 dicembre scorso come sanzione per l’attacco all’Ucraina.

La preoccupazione fra gli automobilisti è tanta, perché i prezzi di benzina e diesel sono già alti da oltre un anno. E adesso il taglia-accise non c’è più. La domanda perciò è: cosa succederà dopo il bando? Difficile dirlo con precisione, ma quasi tutti gli analisti sono d’accordo: i prezzi dei carburanti saliranno ancora, con il gasolio in testa. Vediamo.

Le mosse Ue

Prima di tutto, però, cerchiamo di non fare troppi allarmismi. Come riportato infatti dalla Reuters, informata da diversi operatori del settore, l’Unione europea si è già mossa per fronteggiare l’addio ai prodotti russi. Le strategie seguite finora sono state soprattutto due.

Da un alto, le compagnie del Vecchio Continente si sono affrettate a riempire gli stoccaggi di gasolio, con flussi che hanno raggiunto il massimo dell’ultimo anno. Secondo i dati riportati nell’ultimo Rapporto sul mercato petrolifero (Omr) dell’Agenzia internazionale dell’Energia (Iea), a dicembre le esportazioni dalla Russia sono salite alla cifra record di 1,2 milioni di barili al giorno (mb/d), di cui 720.000 mb/d (60%) destinati all’Europa. Per il Vecchio Continente rappresentano circa la metà dell’approvvigionamento.

Dramatic sky over two oil pumpjacks in rural Alberta Canada

Suggestiva immagine che mostra l'estrazione del petrolio

Contemporaneamente, l’Ue sta facendo scorte da Medio Oriente e Asia, a cominciare dalla Cina. E questi partner continueranno a rifornire anche in futuro, provando a rispondere alla crescente domanda con la creazione di nuove raffinerie. Allora dov’è il problema?

Questione di costi

Tanto per cominciare, mentre gli altri Paesi si attrezzano per soddisfare l’Unione europea, a un certo punto le scorte potrebbero scarseggiare, innescando un aumento dei prezzi dei carburanti. Poi c’è da considerare che le nuove rotte commerciali saranno più lunghe di quelle seguite finora.

Basta pensare che oggi i prodotti russi impiegano circa una settimana per fare il viaggio dalla terra d’origine all’Europa. Una traversata dall’Oriente all’Occidente può durare invece otto settimane. I costi di trasporto perciò saliranno, con riflessi alle pompe dei benzinai. Fra le voci di spesa, si può citare la richiesta di nuove navi cisterna, che nel 2023 – secondo alcuni esperti – crescerà del 7,2% rispetto al terzo trimestre del 2022.

Man refuelling car at petrol station

Dal 5 febbraio, il pieno all'auto potrebbe costare di più, soprattutto al diesel

A segnalare il problema in Italia – fra gli altri – è stato il Codacons, con una nota riportata da La Stampa: “A partire dal 5 febbraio, i prezzi alla pompa di benzina e gasolio potrebbero iniziare una nuova vorticosa salita, con effetti a cascata sull’economia nazionale. A partire da tale data, infatti, scatterà l’embargo ai prodotti raffinati provenienti dalla Russia”.

“Questo significa una riduzione di 600.000 barili di gasolio al giorno in Europa, quantità che nel corso del 2022 i Paesi europei hanno acquistato dalla Russia. La corsa agli accaparramenti e la necessità di ottenere scorte da Paesi più distanti, come Stati Uniti e Cina, porterà a maggiori costi di trasporto e a un generale incremento dei listini dei prodotti raffinati, con effetti diretti sui prezzi alla pompa”.

Doppio paradosso

In tutto questo, ci sono anche due paradossi. Il primo è che tra i fornitori di petrolio della Cina figura proprio la Russia. In pratica, per dirla così, il greggio di Mosca sta uscendo dalla porta per rientrare dalla finestra, sottoforma di prodotto raffinato.

L’altro è che Putin non rimane certo a guardare cosa fanno Bruxelles e Strasburgo, ma corre ai ripari per ridurre le perdite economiche, vendendo più gasolio a Turchia, Marocco, Ghana, Senegal, Costa d’Avorio e persino Uruguay.

E intanto il 5 febbraio si avvicina. Cosa succederà dopo rimane ancora un po’ avvolto nel mistero, ma le previsioni non sono certo fra le più rosee.