Con la transizione verso l'elettrico, anche il concetto di crescita sul mercato automobilistico sembra essere stato rimesso un po' in discussione, almeno da alcuni costruttori. Non tutti, infatti, continuano a inseguire l'aumento dei volumi come obiettivo primario, anzi, per molti la soluzione finale sta diventando ridurre il numero di auto prodotte e aumentare i margini di guadagno.

Questo, in parte, anche perché le attività industriali sono chiamate al difficile compito di abbattere la loro impronta di carbonio, oltre che l'inquinamento in generale, un risultato che è molto difficile da ottenere se la produzione aumenta. Per le nuove realtà che ancora devono consolidare la propria posizione sul mercato, la crescita, pur sostenibile, è una priorità. Ma qualcuna ha già le idee chiare su come arrivarci.

Il caso di Polestar

Tra i marchi emergenti che hanno sempre avuto l'approccio sostenibile nel loro manifesto programmatico c'è Polestar, considerata spin-off di Volvo e oggi uno dei brand premium più interessanti che gravitano nell'universo del colosso cinese Geely:

Questo costruttore ha già assunto posizioni controcorrente rispetto all'orientamento generale dell'industria su tempi come la compensazione della CO2, sostenendo che bilanciare le emissioni di anidride carbonica attraverso la riforestazione, come stanno facendo gran parte delle aziende oggi, non è un processo sicuro né efficace, per quanto semplice ed eco-compatibile.

Polestar, stabilimenti e abitacolo verso la neutralità carbonica

La produzione della Polestar 1

Polestar punta infatti a eliminare "davvero" gran parte delle emissioni generate dai processi industriali, anziché compensarle soltanto, e addirittura annuncia per il 2030 la produzione del primo modello a impronta di carbonio interamente neutra. Ma come fare?

La risposta è in parte contenuta nel nuovo bilancio di sostenibilità presentato qualche giorno fa, che fornisce aggiornamenti sui risultati, sugli obiettivi e anche sui processi: e naturalmente, coinvolge in modo determinante l'intera catena di fornitura, quella che per la maggior parte dei costruttori rappresenta un po' l'anello debole del sistema.

Polestar, stabilimenti e abitacolo verso la neutralità carbonica

Una stretta sui materiali

Nel rapporto appena presentato, Polestar dichiara di aver consegnato oltre 51.000 auto nel 2022, oltre l'80% in più rispetto al 2021, ma che al tempo stesso le emissioni di CO2 per ciascun veicolo sono state ridotte dell'8% e di ben il 13% rispetto ai valori del 2021. 

Il calcolo è complesso perché l'impronta di CO2 attribuibile a ogni vettura si conteggia comprendendo dalla produzione all'utilizzo e coinvolge molti aspetti: le riduzioni sono infatti state ottenute anche ottimizzando i trasporti e aumentando  le vendite nei paesi che utilizzano meno combustibili fossili per la produzione di energia elettrica, oltre che introducendo nuovi modelli la cui produzione richiede meno energia.

Polestar, stabilimenti e abitacolo verso la neutralità carbonica

Polestar, lo stabilimento di Chengdu

La chiave sono però ancora le energie, 100% rinnovabili per quanto riguarda gli stabilimenti produttivi, e i fornitori, che vengono scelti e all'occorrenza cambiati tramite un costante monitoraggio della loro sostenibilità. Per fare un esempio, nel 2022 Polestar ha cambiato il fornitore per l'alluminio utilizzato per cerchi e i supporti delle batterie della Polestar 2, in favore di una fonderia che lavora con energia idroelettrica e da sola ha ridotto il "carico passivo" di CO2 per veicolo di ben 1,2 tonnellate.

Le emissioni della catena di fornitura secondo il rapporto congiunto di Polestar e Rivian

Polestar impiega tecnologie avanzate basate su catene di dati protetti (blockchain) per individuare i materiali a rischio non soltanto ambientale, ma anche sociale, visto che questo è uno degli aspetti della sostenibilità in senso generale. In parole povere, monitorando anche le condizioni economiche e di lavoro legate alla loro estrazione e lavorazione.

Quelli "critici" come cobalto, mica, litio, nichel, pelle e lana sono infatti già itneramente tracciati. Per inseguire l'obiettivo della produzione di un'auto 100% carbon neutral entro il 2030 ha varato il progetto Polestar 0, che coinvolge nello studio congiunto di soluzioni e sinergie già una ventina di aziende partner. Collabora inoltre con Circle Economy e Stena Recycling per cercare soluzioni di economia circolare e contenere il consumo di materie prime tramite il riciclo e il recupero.

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