L'allievo e il maestro. Luca de Meo, classe 1967, nato a Milano ma pescarese di adozione. Sergio Marchionne, classe 1952, di Chieti, naturalizzato in Canada. Due quasi abruzzesi, per definizione caratteri tosti, risoluti. Due traiettorie professionali che si incrociano (e per alcuni si scontrano) in Fiat, dove Marchionne resterà come amministratore delegato anche di Chrysler fino alla prematura scomparsa del luglio 2018.

de Meo invece gira l’Europa: in Germania con Volkswagen e Audi, in Spagna a capo di Seat e ora in Francia, presidente e ceo del gruppo Renault.

Il sorpasso

Con la presentazione di Ampere, lo spin-off della Casa transalpina focalizzato sulla mobilità elettrica e sul software, l’allievo ha definitivamente superato il maestro. Se Marchionne era considerato un genio della finanza, ma non altrettanto creativo sul fronte del prodotto, de Meo, brillante uomo di marketing (a lui e, in parte, a un giovane Lapo Elkann, si deve lo straordinario lancio della Nuova Fiat 500 nel 2007 a Torino), ha dimostrato nel tempo una visione strategica come forse pochi altri protagonisti dell’industria automobilistica.

Luca de Meo durante la conferenza stampa di presentazione di Ampere

Ha rimesso a posto i conti di Renault, zavorrati dall’addio delle attività in Russia e dalla performance a lungo negativa dell’alleata Nissan. Ha elaborato un piano di lungo periodo definito Renaulution. Ha spacchettato l’operatività del gruppo, creando Horse (per i motori ibridi), Mobilize (che si occupa come suggerisce il nume dei servizi di mobilità) e, appunto Ampere. Come se non bastasse ha ridefinito gli assetti e le partecipazioni azionarie dell’alleanza con Nissan e Mitsubishi, azzoppata dalle strambe vicende di Carlos Ghosn. Si è occupato di Alpine, provando a rilanciarla anche in Formula 1. E, naturalmente ha, sostenuto il successo commerciale di Dacia

Tutto questo non in un tempo matusalemme, ma in soli tre anni e una spicciolata di mesi. Nel frattempo (gennaio 2023) è pure diventato presidente dell’Acea, l’Associazione dei costruttori europei.

Cavaliere del lavoro, la cavalcata di de Meo prosegue ora entrando nel mondo dell’alta finanza con l’intenzione di quotare Ampere in Borsa nella prima metà del 2024 se le condizioni dei mercati lo consentiranno (8-10 miliardi la valutazione attesa da Renault) e se gli investitori privati e istituzionali (c’è l’interesse di Qualcomm) sposeranno il progetto fornendo i capitali necessari.

Luca de Meo e le

Luca de Meo e la R5 Prototype

Cosa bolle in pentola

Al Capital Market Day dello spin-off elettrico, “pure EV player”, il signor Losanga ha messo in mostra ancora una volta un’altra sua caratteristica: l’affabulazione dialettica. de Meo parla usando concetti chiari, non si nasconde dietro giri di parole, è capace di far valere il suo punto di vista anche in maniera disincantata (in questo non è molto diverso da Marchionne). E poi.

Ricorre spesso a similitudini efficaci. Un esempio?  "L'automotive era uno sport singolo, domani sarà come le Olimpiadi (che nel 2024 saranno a Parigi – ndr). Bisogna imparare a gareggiare anche nel mondo delle auto elettriche, dei servizi e dell'economia circolare. Per tre anni ci siamo allenati, abbiamo creato le condizioni che ci permetteranno di gareggiare con successo su tutti i campi", ha spiegato ieri.

Ampere e la sua Ipo, cioè lo sbarco sulle piazze azionarie, hanno evidentemente l’ambizione di fare da controcanto europeo al fenomeno Tesla, la Casa a stelle e strisce guidata da Elon Musk. Ma il paragone tra il sudafricano di passaporto Usa e de Meo regge forse solo perché entrambi sono figure dominanti nel panorama automotive globale come titolari di una visione. Ma si potrebbe dire, con una buona dose di approssimazione, che il primo è riuscito a trasformare i sogni in realtà e ora li vende benissimo; il secondo deve trasformare la realtà in un sogno da vendere.

Nuova Renault Twingo

Nuova Renault Twingo

R5 prototype

Renault 5 prototype

Le cronache ufficiali non raccontano di debacle rilevanti nella vita professionale di de Meo. Anzi. Andrebbe anche ricordato il ruolo decisivo che ha avuto come membro del board Audi nell’ottenere dal governo Renzi i finanziamenti statali per l’ampiamento in chiave Urus della fabbrica Lamborghini di Sant’Agata Bolognese. Forse veri e propri scivoloni non ce ne sono stati. Forse il bocconiano doc ha sempre avuto, come Marchionne, un ottimo rapporto con la stampa (e leggendo queste righe ve ne sarete sicuramente accorti). O forse il suo ufficio comunicazione conosce il proprio lavoro.

Fatto sta che non sono molti i manager italiani che, più o meno recentemente, hanno guidato una grande multinazionale straniera: Gabriele Burgio, ai tempi di NH Hoteles, e ancor più Vittorio Colao, a lungo ceo global del colosso delle tlc Vodafone. E tra questi, ormai è chiaro, un posto di rilievo se lo sta cucendo addosso proprio l’ex Marchionne boy

Fotogallery: Nuova Renault Twingo elettrica, il debutto della concept