Godimento assoluto. Punto. Anzi. Punto e virgola. Perché l’Alpine A 110 R è un’auto trasformista che non va definita soltanto con un sostantivo e un aggettivo, termini che pure ne racchiudono l’essenza. Partorita per strabiliarsi in circuito, l’ultima termica della Casa di Dieppe non va in cortocircuito sulle strade di ordinaria percorrenza. Tutt’altro.
L’ho guidata per un centinaio di chilometri – andata e ritorno da Sesto San Giovanni a Montevecchia sui Colli Briantei, più qualche giretto d’intorno - e, in attesa che Alpine ce la presti per un track day, ho avuto la netta sensazione che la A 110 R sia come poche un’auto da pistaioli ma, al tempo stesso, piacevolissima anche alle andature da cumenda (che poi, diciamo la verità sono le mie). Unico vero problema: il lunotto posteriore non è di cristallo ma di carbonio. Quindi: visibilità zero. Ma poi ci si abitua.
Trasformista trasformata
Merito di telaio e sospensioni sicuramente irrigidite rispetto alla A 110 S, che però non producono un fastidioso effetto spacca-schiena, complice probabilmente anche la struttura dei sedili in carbonio (con tanto di scomodissima cintura di sicurezza a 6 punti).

In pratica, anche alle basse velocità si viaggia, con una comodità sorprendente e senza avere la sensazione di essere infilati in un siluro da 285 km/h e soli 1.082 chilogrammi di massa.
Perché tutto è progressivo: dal sound che spacca solo quando brutalizziamo giri motore all’erogazione del gas, con un pedale gestibilissimo ai minimi e dall’effetto scheggia in kick-down, dal freno a corsa corta ma estremamente modulabile alle sospensioni iper regolabili che comunque assorbono le asperità del terreno in modo francamente inaspettato. Ma vediamo queste caratteristiche in modo un po’ più dettagliato, anche se per la disamina tecnica vi rimando all’articolo e al video di Massimo Grassi. Perché quella che conta qui, se vi fidate, sono le impressioni di guida su strada

Alpine A110 R, il motore
E’ un 1.800 turbo 4 cilindri con trasmissione automatica a 7 rapporti a doppia frizione umida. La coppia massima di 340 Nm è disponibile a partire da 2.400 giri/minuto, mentre la potenza massima di 300 CV è raggiunta al regime di 6.300 giri/minuto. Con la funzione di Launch Control, la A110 R raggiunge i 100 km/h in soli 3,9 secondi, per una velocità massima di 285 km/h. Quello che colpisce è la sua doppia personalità: educato e cafone al tempo stesso.

Alla guida l’auto non da mai la sensazione di trovarsi in difficoltà, quella percezione allarmistica, per chi non è un pilota esperto, di stantuffare troppo e inavvertitamente il pedale del gas. Ovvio che ci siano delle congrue palette al volante, ma anche la semplice marcia in automatico secco dà soddisfazioni e genera una tranquillità controllata.
Alpine A110 R, il telaio
Di sicuro è la novità più rilevante di questa top di gamma Alpine. Qui si passa dal carbon look al carbon everywhere, il che ha permesso una riduzione di 34 chili rispetto alla A 110 S. Sono di carbonio e alleggeriscono la massa: i cerchi appositamente disegnati (-12,5 kg), sedili (-5 kg), cinture di sicurezza (-1,5 kg), lunotto posteriore (-4 kg), cofano (-2,6 kg), linea di scarico (-0,7 kg) mentre il resto deriva dalla rimozione di alcuni componenti.

Un ruolo chiave è quello delle sospensioni. Grazie all’aumento del 10% della rigidità delle molle delle sospensioni anteriori e posteriori e delle barre antirollio (10% all’anteriore e 25% al posteriore), il rollio (comportamento dell’auto in curva) è stato ridotto del 15% rispetto alla A110 S.
Ora, non è che sulle strade extraurbane si possa portare l’auto al limite, ma la sensazione di un raggio di sbandata ridottissimo si avverte eccome, coibentata da uno sterzo preciso e tagliente, con un carico volante ottimale anche in manovra.
Per chi vuole godersela pure in pista, l’apparato di “galleggiamento” prevede sospensioni che consentono di regolare il rapporto di rigidità in fase di compressione/ rilascio con 20 click della ghiera.


L’auto è ribassata di 10 mm rispetto alla A110 S (e si po’ scendere anche di altri 10 mm ma solo sui circuiti e poi va riportata in fabbrica per il settaggio a norma), questo però non le impedisce confrontarsi con le asperità del terreno in modo sorprendente: giusto sui tombini più scavati si avverte la botta secca al lato B, mentre il passaggio sui dossi artificiali può essere effettuato alla velocità prevista, senza doversi quasi mettere in panna per la paura di toccare con l’anteriore.
Alpine A110 R, gli interni
Tutt’altro che angusto e opprimente, l’interno è a tutto spazio (non ci sono braccioli, sostituiti dalla fettuccia modello racing, né tasche sulle portiere). Il tunnel centrale prevede uno spazio inferiore dove stivare oggetti, che però è scomodo da raggiungere rischiando graffi con il telaio dei sedili.


Volante piccolo con pochi e razionali tasti (compreso quello Sport, di uno strano colore arancio, come il pulsantone di avviamento sul tunnel) e cruscotto forniscono un concreto esempio di razionalità.
Al contrario della parte centrale della consolle: lo schermo già è piccolo di suo, ma lo spazio tra la cornice e l’area visualizzabile è davvero enorme, roba da Commodore 64. A completare un quadro non all’altezza ci sono il climatizzatore semiautomatico, tutt’altro che all’avanguardia, e il bocchettone centrale inamovibile dalla posizione di stasi.

Il navigatore, con touch screen, funziona a dovere, mentre l’impianto audio di Focal, marchio hi-end, non mi è parso un granché in analogico (ma non ho avuto modo di provarlo in digitale).
Alpine A110 R, prezzi e consumi
Se i 107 mila euro di partenza vi sembran tanti, dovreste considerare tutta la tecnologia che c’è dentro poco più di una tonnellata. Ma su questo ognuno è ovviamente libero di pensarla a modo suo, in base alle proprie esigenze ed aspettative di utilizzo.
Chiaro però, dopo tutto quello che ho scritto, che secondo me con quella cifra si possano comprare in pratica due macchine in una. Posto poi che chi è interessato all’A110 R non dovrebbe essere un Furio alla Verdone, sui consumi vi posso dare un dato giusto per metterlo nero su bianco, ma scarsamente indicativo: 10,1 l/100 su una velocità media, però, intorno ai 40 km/h.

La Manufacture Alpine Dieppe Jean Jean Rédélé (che poi Dieppe è sulla Manica e l’auto si chiama "Alpino", boh?) ha riprodotto dopo più di 60 anni una vettura unica nel suo genere e comunque double face.
Il nome è A110 R, dove R sta per Racing o Radicale, nel claim Alpine. Per me la R è anche Rocambolesca, nel vero significato del termine: audace, rischiosamente sagace e spericolata. Ma solo nel senso di rompere qualche liturgia in un mercato automobilistico a volte monotono.