Il confine che separa le auto da competizione e le più veloci e performanti macchine stradali a volte è davvero molto sottile, perché le seconde spesso ereditano dalle prime soluzioni e tecnologie nate per l"utilizzo agonistico, ma applicabili anche alla produzione, per quanto d"eccellenza.
Una di queste è sicuramente il cosiddetto "carter secco", un sistema di lubrificazione ideato per mantenere il motore perfettamente efficiente anche ad alta velocità e con accelerazioni laterali decisamente sopra la media. Ma non è l"unico vantaggio.
Come funziona
Come abbiamo detto, la principale differenza tra un sistema di lubrificazione a carter secco e uno a carter umido è che il primo non utilizza la classica coppa dell’olio per raccogliere il fluido. L’olio che gocciola per gravità, infatti, viene inviato tramite una o più pompe di aspirazione/recupero in un serbatoio separato, dal quale è successivamente prelevato dalla pompa di mandata che si occupa di metterlo in pressione e inviarlo nei canali per la lubrificazione degli organi mobili.

Per far si che il serbatoio dove viene raccolto l’olio sia continuamente ad un certo livello vengono utilizzate pompe di aspirazione con portata maggiore rispetto a quella di mandata. Seguendo il percorso del fluido, dopo la pompa di mandata viene di solito inserito un filtro che ha il compito di non far passare determinate scorie, che andrebbero a rovinare gli organi mobili del motore.

I pro e i contro
Il sistema di lubrificazione a carter secco porta con sé notevoli vantaggi rispetto al tradizionale a carter umido. Naturalmente, come tutte le soluzioni tecniche che derivano dal mondo delle corse, anche questa risulta più complessa e più difficile da posizionare all’interno delle auto stradali. Inoltre, la maggior parte dei benefici può essere sfruttata solo su vetture sportive che hanno determinate caratteristiche di utilizzo.

Il principale motivo per cui si usa il carter secco è che questo permette di avere una lubrificazione ottimale e continua anche durante le forti accelerazioni laterali in curva, che potrebbero muovere il livello di olio e far sì che la pompa di mandata non riesca a pescare e mandare in circolo il lubrificante.

Tuttavia, questo consente anche di avere una coppa dell’olio nel basamento del motore nettamente meno profonda: in questo modo si riduce l’ingombro verticale del motore, che può quindi essere montato più in basso, avvicinando al terreno il baricentro dell’auto e migliorando il comportamento dinamico.
La soluzione "mista"
Il carter secco è adottato da autentiche supercar o versioni particolarmente spinte di alcune sportive stradali (BMW M5 ed M6, o Porsche 911 GT2 e GT3, per citarne qualcuna), a volte su motori che per altri modelli sono disponibili anche con il classico carter umido. Come avviene, ad esempio, tuttora per i V8 montati in varie declinazioni su modelli sia Ferrari sia Maserati, che adottano la soluzione più sofisticata sulle berlinette di Maranello.
Esiste però anche una sorta di via di mezzo, quella ideata a metà Anni "90 per i 6 cilindri boxer della 911 (serie 996) e della Boxster, dotati di un sistema di lubrificazione definito a "carter secco integrato". In questo caso, il serbatoio di raccolta olio era posizionato all’interno del basamento del motore e riempito sempre grazie ad una pompa di recupero.