Nell'attesa di vederlo impersonato da François Cluzet nella serie TV che ripercorrerà la sua rocambolesca fuga, Carlos Ghosn torna a far parlare di sé con un'intervista rilasciata ad Associated Press, nella quale l'ex numero uno dell'Alleanza Renault-Nissan si difende dalle accuse che lo hanno portato alle dimissioni prima e all'arresto poi.
Accuse che hanno al centro l'appropriazione indebita di fondi dell'azienda, utilizzati anche per organizzare sfarzosissime feste private. Il manager brasiliano le rispedisce al mittente, parlando di complotto ai suoi danni.
Ancora in esilio
Un'intervista rilasciata dalla sua casa in Libano, dove Ghosn risiede da fine 2019 dopo la fuga dal Giappone, tra casse per strumenti e travestimenti ("Un piano audace, ma proprio perché audace pensavo potesse avere successo" ha dichiarato Ghosn), così da evitare una nuova incarcerazione.
Una libertà con un costo: l'impossibilità di potersi spostare dal paese e una casa da ricostruire quasi dal nulla, pesantemente danneggiata dall'esplosione nel porto di Beirut lo scorso 4 agosto. E ancora i conti bancari bloccati.
Ci sono stati un sacco di danni collaterali, ma non credo di esserne il responsabile. I responsabili sono le persone che hanno organizzato il complotto
Parla così Ghosn, dichiarandosi ancora una volta innocente e al centro di un complotto ordito ai suoi danni, così da giustificare i problemi economici di Nissan. Nessuna falsa dichiarazione circa il suo stipendio, così come nessun abuso dei fondi dell'azienda, con l'unica colpa (secondo lui) di essere stato messo al centro di un colpo di stato aziendale, legato anche alla perdita di autonomia di Nissan nei confronti di Renault. Una campagna condotta da Nissan con la complicità - sempre secondo Ghosn - del governo giapponese e di alcuni individui francesi.
In attesa dei giudici
Nell'intervista Ghosn ha anche dichiarato di aver accettato volontariamente di sottoporsi - la prossima settimana - a un interrogatorio da parte dei magistrati francesi che indagano sulle accuse di cattiva condotta finanziaria in Francia, che hanno portato al sequestro dei suoi beni. Il risultato è naturalmente incerto e potrebbe portare o a alla conferma delle accuse o all'archiviazione del caso.
Magistrati che, assieme agli investigatori, stanno esaminando numerose accuse: dall'organizzazione di feste a Versailles agli 11 milioni di euro spesi per aerei privati, passando per eventi organizzati da una holding olandese e finanziamenti a una concessionaria di auto in Oman.
Ghosn si dice però sereno
Ora parlerò in francese, e avrò i miei avvocati presenti. Naturalmente, ho molta più fiducia nel sistema giuridico francese che in quello giapponese
Nel frattempo l'ex numero uno dell'Alleanza si è visto respingere la richiesta di annullamento del suo licenziamento, assieme a 15 milioni di risarcimento, fatta a un tribunale olandese che - di tutta risposta - gli ha ordinato di restituire i quasi 5 milioni di euro di stipendio ricevuti nel 2018.
Ghons ha poi voluto difendere l'americano Greg Kelly (accusati di averlo aiutato a nascondere i propri compensi), Michael Taylor e suo figlio Peter (tra gli organizzatori della rocambolesca fuga di fine 2019). Tutti e 3 sono in carcere in Giappone in attesa di giudizio.
Provo empatia e compassione per loro, perché ero nella stessa situazione.
La Renault del dopo Ghosn