A vederla oggi, si sarebbe tentati di considerare la Rover SD1 come una delle antenate non ufficiali delle moderne berline-coupé, che dalla Mercedes CLS in poi hanno iniziato a spopolare nell'alto di gamma dei marchi soprattutto tedeschi.
Si tratta certo di un accostamento un po' forzato, perché la berlina britannica classe 1976 era in realtà una 5 porte particolarmente grintosa e filante, ma indubbiamente l'effetto che ha ottenuto su pubblico e critica al suo debutto non è stato tanto diverso da quello delle attuali coupé "confortevoli". Soprattutto considerando l'immagine conservatrice che il marchio Rover aveva mantenuto fino ad allora.
Rivoluzione, ma soltanto estetica
La motivazione alla base della nascita di un modello così fuori dai canoni è stata, in effetti, esattamente quella: dopo l'ingresso nel Gruppo British Leyland, verso metà anni '70 Rover ha rimesso in discussione il suo ruolo sul mercato cercando di darsi un nuovo stile che potesse ringiovanire l'immagine e far crescere le vendite, troppo ancorate a una clientela dal gusto "old school".

Per questo, il modello destinato a sostituire la classica berlina di punta P6 è stato progettato lavorando principalmente sul design e conservando l'impostazione tecnica classica, con motore anteriore, trazione posteriore e nessun particolare guizzo tecnologico, affidando il tutto a un team di sviluppo che il nuovo gruppo aveva formato unendo le competenze dei marchi Rover, Triumph e Jaguar, chiamato Specialist Division.

Il nome SD1 ha tratto origine proprio da questo, essendo stato il primo progetto curato da questa divisione della British Leyland, anche se il modello è stato presentato, ed è tuttora più conosciuto, con la sigla 3500, riferita al motore V8 di origine Buick, già offerto sulla P6 e sul Range Rover, con una potenza iniziale di 155 CV.
Per la linea, invece, la scelta è caduta su una configurazione da 2 volumi fastback allungata e con un grande portellone, soluzione ai tempi utilizzata soltanto da marchi innovatori come Citroën (da cui è stata ripresa anche l'idea del volante con una sola razza) e completata con un frontale appuntito e fari carenati ispirati ad alcune vetture sportive come la Ferrari Daytona.

Piace ma non fa il botto
Questo design di rottura, applicato a un corpo vettura da 4,75 metri, è bastato a fare della 3500/SD1 una delle vetture più interessanti del panorama e raccogliere un successo di critica tale da portarla ad essere eletta "Auto dell'anno" per il 1977, oltre che un buon apprezzamento del pubblico.

Tuttavia, la scelta di un unico motore dalla cilindrata così elevata ne ha limitato la diffusione in Paesi in cui la tassazione penalizzava le cubature elevate (come l'Italia, dove gli oneri crescevano per i modelli sopra i 2 litri), mentre qualche problema di affidabilità, malgrado la componentistica e il telaio non nuovi (retrotreno a ponte rigido e freni con soluzione mista dischi/tamburi), ha fatto il resto smorzando un po' degli entusiasmi iniziali.
Nel '79 è stata lanciata la variante S da 160 CV, rifinita ed equipaggiata meglio, mentre nel 1980 sono stati effettuati una serie di interventi migliorativi su tutti i modelli e introdotti finalmente altri motori, nella fattispecie i 6 cilindri da 2,3 e 2,6 litri utilizzati anche sulle Land Rover, con potenze di 126 e 138 CV.

Miglioramenti in corsa
Il vero e proprio restyling è arrivato nel 1982, riconoscibile per la fanaleria anteriore ridisegnata e a filo della carrozzeria, lo spoiler anteriore, il portellone con lunotto maggiorato e nuovi gruppi ottici. Inoltre, nuovi paraurti e dettagli cromati, più una plancia inedita e finiture più eleganti nell'abitacolo. La gamma è stata allargata ancora verso il basso con una versione 2 litri da circa 100 CV e un turbodiesel 2.4 da 94 CV fornito dall'italiana VM Motori.

Il V8 da 3,5 litri è invece stato aggiornato con l'iniezione elettronica e portato a 192 CV e proposto con 2 distinti allestimenti: l'elegante Vanden Plas (nome di uno storico marchio del Gruppo "declassato" appunto ad allestimento di lusso) e lo sportivo Vitesse che è tuttora ricordato come una delle versioni di maggior successo nella fase finale della carriera della SD1, terminata nell'87 con all'attivo poco più di 303.000 unità prodotte.