Sono passate poche settimane dal nuovo grido di allarme dell'ACEA, l'Associazione europea dei costruttori auto, verso l'Europa e il continuo slittamento della decisione sulle regole degli standard Euro 7, attesa per il 5 aprile 2022. Attesa che si prolungherà ulteriormente: la Commissione Europea ha infatti comunicato che le regole definitive verranno comunicate a luglio. Ennesimo rinvio per lo standard sulle emissioni destinato a prendere il posto dell'attuale Euro 6 e che, almeno inizialmente, avrebbe dovuto avere regole ben definite già a fine 2021.

E se per noi automobilisti questo continuo spostare in là la decisione può sembrare un "semplice" prendere tempo, per chi le auto le costruisce rappresenta un problema non da poco. Lo standard Euro 7 infatti dovrebbe entrare in vigore nel 2025 (comunque non prima): questo significa che i costruttori avranno ormai meno di 2 anni e mezzo per uniformarsi.

Per giustificare il nuovo ritardo la Commissione Europea ha dichiarato che, per la prima volta nella sua storia, sta regolamentando autovetture, furgoni e camion allo stesso tempo. Un compito gravoso, le cui ripercussioni però ricadono sui costruttori e sui consumatori.

Questione di fondi

Sviluppare nuovi motori richiede infatti importanti investimenti economici e di tempo, ma se il calendario si accorcia inesorabilmente la soluzione può essere solo una: non investire lasciando completamente da parte i motori a combustione, concentrandosi unicamente sull'elettrico, tanto più che il 2035 e lo stop ai motori endotermici in Europa è sempre più vicino. Anche se, come sottolineato ieri dal ministro Cingolani, il 2035 sia "solo indicativo".

Il problema rimane comunque anche perché, come sottolineato tempo fa dalla VDA (l'associazione tedesca dell'industria automobilistica) secondo le prime bozze relative allo standard Euro 7 renderebbero di fatto vietati i motori a combustione. Regolamenti stringenti in tema di emissioni, poi ammorbiditi in seguito a una nuova bozza circolata ad aprile 2021. Ma ancora non basta.

Intanto però alcuni costruttori, come Nissan, hanno già annunciato lo stop allo sviluppo di motori termici mentre BMW pensa di seguire la stessa strada, ma dal 2030. Una stretta che va al di là di quanto successo con l'adozione dello standard Euro 6, a causa del quale molte Case hanno abbandonato il segmento A (quello delle citycar) perché non più remunerativo a causa degli alti costi di sviluppo dei nuovi motori.

La reazione delle associazioni

"Siamo molto dispiaciuti per questo importante ritardo" ha commentato la AGVES (Advisory Group on Vehicle Emission Standards) in una lettera aperta al commissario europeo per il mercato libero Thierry Breton, aggiungendo "È molto preoccupante per la nostra industria europea di controllo delle emissioni perché implicherà ulteriori ritardi nel processo di adozione dell'Euro 7, compresa la sua possibile data di attuazione".

Anche l'associazione ecologista Transport & Environment critica lo spostamento, anche se per motivi diversi commentando (come riportato da Automotive News) "Dato che il lavoro preparatorio è completo, T&E non vede alcuna giustificazione per un tale ritardo al di là della pressione dell'industria automobilistica".

L'associazione ha poi chiesto che venga mantenuta la data del 5 aprile "Questo aumenterà le possibilità che le nuove regole Euro 7/VII entrino in vigore entro il 2025, assicurando così che si applichino ad almeno un decennio di motori a combustione interna e ad almeno un ciclo di produzione del veicolo, riducendo così l'onere della nuova regolamentazione per le Case automobilistiche".