Una fabbrica di auto cinesi in Italia? L'idea del Governo di portare un costruttore straniero a produrre nel Bel Paese non è tramontata. Anzi, i colloqui con Dongfeng continuano. Come stiano andando però non lo sappiamo, almeno da fonti ufficiali.
A riportare indiscrezioni è il Corriere della Sera, raccontando di "effetti collaterali" di un'eventuale apertura di un impianto produttivo cinese in Italia.
Le richiese di Pechino
Secondo quanto raccontato dal quotidiano milanese infatti Pechino avrebbe posto delle condizioni affinché l'accordo si realizzi. E non sono poche, né ininfluenti.
Dongfeng 007
Le richieste al Governo italiano riguardano prima di tutto le telecomunicazioni in Italia, chiedendo di prevedere un ruolo di Huawei (colosso cinese presente nel nostro mercato con numerosi smartphone e altri dispositivi) nella nostra infrastruttura di rete. Condizione che andrebbero in netto contrasto con quanto fatto altri Paesi occidentali che, nel corso degli anni, hanno proibito al colosso orientale di entrare nel mercato. Posizione sostenuta anche dall'Europa, per i sospetti riguardanti collegamenti con il governo centrale di Pechino e i suoi servizi di intelligence.
C'è poi l'aspetto ancora più di attualità che riguarda i dazi sulle auto elettriche cinesi in Europa, con la richiesta avanzata dal ministro del Commercio Wang Wentao affinché l'Italia si opponga alla loro introduzione. Il nostro Governo per ora sembra invece intenzionato ad abbracciare le posizioni della Commissione Europea, rimandando la discussione in altre sedi, come l'Organizzazione Mondiale del Commercio.
Si farà o non si farà?
Considerando che il Governo italiano, secondo quanto riportato tempo fa da Automotive News, ha già presentato le proprie richieste a Dongfeng per dare il via libera al suo ingresso in Italia - 45% della componentistica proveniente da aziende italiane, raccolta dati in Italia e altro - l'accordo non pare essere pronto per le firme definitive.
Come fa notare il Corriere la mancata apertura di una fabbrica in Italia non sarebbe un grave danno per Dongfeng, concentrata in primis a evitare i dazi. Il costruttore cinese infatti avrebbe in programma l'apertura di cosiddetti "centri di assemblaggio", fabbriche cacciavite dove rimontare auto prodotte in Cina.