Sono passati 13 anni dalla presentazione della prima supersportiva di Ingolstadt, l'Audi R8. Un vero e proprio evento che riuscì a dividere gli appassionati e far tremare colossi coma la Porsche 911, che si trovava davanti una rivale freschissima, capace di coniugare la perfetta vivibilità quotidiana con prestazioni da sportiva di razza.
Per la Casa tedesca è stata un'altra pietra miliare da aggiungere alla sua collezione e con lei si volevano celebrare le tecnologie che avevano permesso il dominio all'interno di serie come l'endurance, con i successi alla 24H di Le Mans, grazie ai motori a benzina FSI, la trazione Quattro degli anni 70 e lo schema a motore centrale, visto per la prima volta negli anni 30.
"l'auto più lenta mai costruita"
Al suo esordio la R8 fu protagonista di un'insolita e innumerevole serie di campagne pubblicitarie che per un po' campeggiarono sugli schermi delle televisioni domestiche, visto l'assenza di social e con You Tube che muoveva ancora i primi passi.
Tra queste c'è anche uno spot a metà tra il controverso e il geniale che anche sulle piattaforme on line è riuscito a riscuotere un successo eccezionale. Si tratta del processo di costruzione che ha come slogan "the slowest Audi ever built".
E diciamo controverso perché per la Casa era un po' come darsi la zappa sui piedi accostando queste parole alla sua vettura di punta, ma anche geniale perché, oltre all'autoironia, il costruttore è riuscito a trasmettere il concetto di come la realizzazione di questo progetto sia passata quasi esclusivamente dalle mani del gruppo di ingegneri che si sono dedicati alla R8.
Artigianalità tedesca
"slowest", infatti, è semplicemente riferito al lungo processo di progettazione e costruzione che questo modello ha richiesto. Il filmato che a livello tecnico è una sorta di hyperlapse relativo al lavoro dei tecnici, mostra in pochi minuti gli sforzi di settimane per assemblare, pezzo dopo pezzo, ogni componente per dar vita a questa sportiva.
E non si tratterà di certo di un assemblaggio come accade per costruttori come Pagani, ma per Audi era importante comunicare la capacità di approcciare un progetto molto importante come questo con una filosofia agli antipodi rispetto a quella che si trova in una normale catena di montaggio.
Diva di Hollywood
Nell'onorata carriera dell'Audi R8 non c'è solo un successo travolgente in termini di vendite o tanti risultati sportivi sui campi di gara, ma anche un discreto successo nel cinema. Basterebbe nominare Tony Stark e la Marvel che l'anno scelta come supercar che accompagna Iron Man in 3 film e nelle varie comparse nei crossover, ma la R8 non si è fermata qui.
Anche Zac Efron fu molto colpito dalle sue linee, tanto che la scelse per il film 17Again. Prese parte nelle serie americane Moonlight, Dirty Sex Money, CSI New York e Shark. Non sono mancate nemmeno le apparizioni in tanti video musicali di artisti come Justin Bieber.

Un piccolo ripasso
La prima generazione di R8 si basa su un telaio in alluminio e magnesio che ha portato al debutto la tecnologia AFS (Audi Space Frame). Per la carrozzeria è stato usato a sua volta alluminio e magnesio, ma qui sono stati aggiunti dei tocchi in fibra di carbonio per aiutare a contenere il peso.
Il V8 era di derivazione RS4, ma per poterlo collocare più in basso possibile il sistema di lubrificazione divenne di tipo a carter secco. Il risultato vedeva 420 CV per 1424 kg di peso, un valore che le sportive di oggi faticano a raggiungere. Si poteva avere con cambio manuale o automatico e grazie ad un'aerodinamica molto curata non era un problema arrivare fino a 305 km/h, con uno scatto da 0 a 100 in 4,6 secondi.