La maggioranza ha trovato una prima quadratura su quale debba essere il futuro dell'auto in Italia. Dopo le interlocuzioni delle passate settimane, di cui già vi abbiamo dato notizia, oggi la Camera ha approvato infatti la mozione unitaria per il settore firmata dai deputati di quasi tutte le forze in Parlamento.
Il testo, che Motor1.com ha potuto visionare, impegna il Governo a prendere una serie di misure per sostenere il comparto nella delicata fase della transizione energetica. Gli interventi vanno da formule tese a favorire le auto elettriche e a basse emissioni a discapito di quelle più impattanti, a un Piano strategico nazionale, passando per il riciclo delle batterie.
Un piano in 7 punti
In particolare, i partiti chiedono all’esecutivo di accompagnare il settore attraverso un programma riassunto in sette punti chiave:
- proseguire i lavori del tavolo automotive al ministero dello Sviluppo economico (che peraltro si riunisce anche oggi, ndr), coinvolgendo tutte le parti interessate e gli altri Dicasteri competenti;
- aiutare la filiera sia sul fronte della produzione e dell’approvvigionamento che delle vendite, valutando, in questo caso, sistemi di sostegno già utilizzati in passato e basati su un “mix di incentivi e svantaggi tesi a favorire la diffusione di veicoli a basse emissioni a discapito di quelli ad alte emissioni”, per accelerare il ricambio del parco circolante italiano, tra i più anziani in Europa;
- dare vita a un Piano strategico nazionale per l’Italia e per l’industria automobilistica italiana, che dovrà affiancarsi al fondo pluriennale per la riconversione dell’industria automotive e delle imprese, oltre che prevedere un “meccanismo automatico di redistribuzione di eventuali risorse residue che limitino il ricorso a interventi normativi in corso d’anno”
- tenere in considerazione soluzioni eventualmente anche diverse dall’auto elettrica, come i carburanti sintetici e i biocarburanti;
- promuovere iniziative di sostegno all’industria, anche per la riconversione del settore, con gli obiettivi di “scongiurare i licenziamenti nella filiera dell’automotive e la delocalizzazione di importanti aziende operanti nel settore”;
- valutare altre iniziative di sostegno, soprattutto per non “disperdere il notevole capitale umano, di competenze e conoscenze che l’industria automobilistica italiana può vantare, anche sostenendo la riqualificazione professionale dei lavoratori oggi occupati”;
- puntare su ricerca e sviluppo, compresi riuso, riciclo e smaltimento delle batterie dei veicoli elettrici, coinvolgendo politecnici, università e centri di ricerca.
Perché bisogna correre
La richiesta di interventi urgenti, mentre si attende il via libera a nuovi incentivi e aiuti al settore, è giustificata secondo i partiti dal fatto che l’industria automotive vale da sola il 12% del Pil nazionale e il 5% del Pil europeo. C’è poi da considerare la crescita delle auto elettriche e ibride plug-in, spinte dagli incentivi rispettivamente a 62.273 e 51.685 unità vendute nel 2021, nel totale di 1.409.842.
Non va però dimenticato che le 40 milioni di auto sulle strade italiane sono le più vecchie d’Europa, con un’età media che sfiora i 12 anni e con il 26% dei veicoli ancora pre-Euro 4. Le conseguenze sono “pesanti per la sicurezza e l’inquinamento atmosferico”.
In ultimo, i deputati ricordano che l’Unione europea, con la proposta Fit for 55, punta a fermare le vendite di vetture benzina e diesel dal 2035. Ecco perché serve “avviare misure di sostegno dello Stato in materia di riqualificazione produttiva e delle competenze, sostegno al mercato, impatto sui consumatori e sulle infrastrutture, nonché sui posti di lavoro”.
A firmare la mozione sono i deputati Molinari (Lega), Chiazzese (M5S), Benamati (Pd), Porchietto (FI), Moretto (Iv), Scanu (Coraggio Italia), Fornaro (LeU), Tasso (Maei-Psi-FacciamoEco), Lupi (Noi con l’Italia-Usei-Rinascimento Adc), Schullian (gruppo Misto), Angiola (Azione-+Europa-Radicali), Piastra (Lega), Giacometto (Lega), Gagliardi (Coraggio Italia).