Al Salone dell'auto di Francoforte del 2001, Seat sorprese pubblico e stampa con una roadster sportiva chiamata Tango. Non era il primo studio a portare quel nome e neanche quello stile, anzi, faceva parte di una serie di concept car, che includeva anche la Salsa nelle sue varie evoluzioni, sulle quali era stato affinato il design della seconda generazione Leon e delle sue derivate Altea e Toledo.
La mano era quella del famoso designer italiano Walter de Silva, proveniente da Alfa Romeo (dove aveva firmato la 156) e destinato a diventare entro qualche anno capo supremo del design di tutto il Gruppo Volkswagen, non prima però di aver disegnato (oltre alla León II e alla Ibiza III) le Audi A5 ed R8, la Volkswagen Golf VI e molte altre.
Divagazione piacevole
La tango era una piccola due posti lunga appena 3,69 metri (19 cm meno della Ibiza), larga 1,71 e alta 1,18 metri. Nasceva su un telaio tubolare a cui erano direttamente attaccate le sospensioni. Una struttura che secondo Seat derivava dalla gabbia di sicurezza della Córdoba World Rally Car.



A livello estetico si distingueva per le curiose forme del posteriore, con due gobbe dietro i sedili che richiamavano le auto da corsa Anni '50 e '60 e nascondevano due piccoli vani portabagagli, accompagnati da un originale cassetto estraibile posteriore con tanto di attrezzi. Interessanti anche il frontale, i fari allo xeno con fendinebbia a LED e le fibre ottiche per le luci interne.


Essenziale ma estrosa
L'abitacolo, piuttosto semplice, era quasi privo di rifiniture e lasciava a vista i tubi di alluminio della struttura, anche se non mancavano i rivestimenti in pelle. Inoltre i sedili erano fissi e non potevano essere regolati longitudinalmente, mentre lo erano la pedaliera e il piantone dello sterzo che portava con sé tutta la strumentazione.
Cuore della vettura, che era a trazione anteriore, era il noto monoblocco 4 cilindri turbo a benzina da 1.8 litri con 20 valvole e 180 CV di potenza a 5.600 giri, molto diffuso all'epoca sui modelli del Gruppo Volkswagen. Secondo Seat, Tango era in grado di accelerare da 0 a 100 km/h in 7 secondi e raggiungere una velocità massima di 235 km/h.


L'aneddoto sul nome
Alcune voci sostengono che originariamente Seat avesse scelto per questa concept car il nome Tanga, alludendo all'indumento intimo, ma i dirigenti del Gruppo Volkswagen hanno ritenuto che non fosse una buona idea.
In realtà il nome Tango era già stato usato per altri due prototipi di stile simile e tutto fa pensare che farne una famiglia fosse nelle intenzioni sin dall'inizio, specie pensando che anche gli altri studi del periodo, come Bolero e la già citata Salsa, avevano nomi di balli.
Alla Tango ha fatto seguito ancora un altro prototipo, chiamato Tango Racer, che sembrava una barchetta monoposto in quanto il sedile del passeggero era nascosto sotto una copertura, ma che aveva la stessa meccanica.