Il motore V12 aspirato è ancora oggi un baluardo di Ferrari, che incurante del downsizing ha continuato a svilupparlo superando i sei litri e 800 CV. La lunga storia di questo motore inizia però molto prima, alle origini stesse della Casa, con una vera pietra miliare, il 3.0 che ha equipaggiato tutte le auto, stradali e da competizione, siglate 250.
Ricordata soprattutto per le leggende delle corse come la 250 GTO, 250 SWB e 250 LM, questo motore è infatti stato il "cuore" delle più famose e veloci vetture granturismo e spider Ferrari degli Anni '50 e '60 oltre che di alcune leggende delle competizioni.
L'uovo di Colombo
Dietro questi motori, che in realtà sono una famiglia ben più ampia delle "sole" versioni del 250, c'è il talento di uno dei primi ingegneri Ferrari, Gioacchino Colombo, autore del progetto del primo V12 Ferrari nato per le competizioni, con angolo tra le bancate di 60°, che debutta inizialmente con una cilindrata unitaria di soli 125 cc, per una complessiva di 1,5 litri, e prende quindi il nome di 125 S.

Ferrari 250 GT, Testa Rossa, GT SWB
Il motore ha con blocco cilindri e teste in lega di alluminio, distribuzione monoalbero per bancata con due valvole. Da questo derivano i successivi 159, 166 e 212, che hanno cilindrate rispettivamente di 2,0, 2,3 e 2,6 litri. Sono tutti accomunati dal valore della corsa "fisso" di 58 mm, mentre a variare è l'alesaggio, che va da 60 fino a 68 mm. Questi motori equipaggiano anche le prime vetture Ferrari stradali.

Ferrari 250 tipo 168/62 da competizione della 250 GTO
La prima 250
La successiva evoluzione, preceduta dal tipo "225" che però viene utilizzato soltanto su vetture da corsa, è il 250 da tre litri. Nel frattempo, Ferrari inizia a sviluppare motori di cilindrata superiore, inziando dal tipo 275 da 3,3 litri e 342 da 4,1 litri, che è però frutto di un nuovo disegno sviluppato da Aurelio Lampredi, successore di Colombo, anche se con un'architettura molto simile.

Ferrari 250 S 1952
Il motore 250 debutta sulla 250 S, una berlinetta da competizione schierata alla Mille Miglia del 1952. La corsa resta di 58,8 mm, l'alesaggio ne misura 73, la cilindrata finale è di 2.953 cc, l'alimentazione assicurata da tre carburatori doppio corpo Weber, per una potenza di 230 CV a 7.500 giri/min. Ci sono rivali più potenti, ma la Ferrari è più veloce nelle curve e vince, portando alla Casa il quinto successo consecutivo nella competizione.

Per l'anno dopo, una evoluzione battezzata 250 MM (Mille Miglia), con potenza elevata a 240 CV conquista il nono posto. Nell'autunno dello stesso anno, esordisce la prima 250 stradale, battezzata 250 Europa e carrozzata da Pinin Farina e Vignale. Tuttavia, il motore è in realtà derivato da quello di Lampredi, ha una cilindrata di 2.963 cc, alesaggio e corsa 68 x 68 mm e 220 CV di potenza.

Ferrari 250 Europa 1954

Ferrari 250 Europa 1954 il motore "Lampredi"
Per vedere una 250 stradale con motore "Colombo" occorre aspettare un anno dopo: al Salone di Parigi del 1954 arriva la 250 GT Europa, che ha la stessa potenza dell'altra, 220 CV ma è montato su una vettura dal passo più corto, 2,6 metri contro 2,8, e più snella e veloce. Della GT arriveranno due anni dopo anche le interpretazioni dei carrozzieri Boano ed Ellena, che ne realizzeranno in tutto circa 125.

Ferrari 250 GT Berlinetta Tour de France 1956

Ferrari 250 GT Berlinetta Tour de France 1956, il motore
La Monza e la "Tour de France"
Nel 1954, Ferrari realizza la Monza, una barchetta realizzata trapiantando sulla 500 Mondial (che nasceva con un motore a quattro cilindri da due litri) il V12 della 250 MM da 240 CV. Due anni dopo, alle Europa GT si aggiunge la 250 Berlinetta, ribattezzata "Tour de France" dopo la vittoriosa partecipazione al guro automobilistico di Francia dello stesso anno con il pilota spagnolo De Portago. La vettura monta il motore 250 da 240 CV, poi portati a 260, e vince altre due volte la gara francese nel 1957 e 1958.

Ferrari 250 Testa Rossa 1958

Ferrari 250 Testa Rossa, il motore
Le Spider e la Testa Rossa
Il 1957 è l'anno della prima consacrazione: il V12 di tre litri viene rivisto per equipaggiare la nuova 250 Testa Rossa da schierare a Le Mans e nel Campionato Mondiale Sport. Carlo Chiti e gli altri ingegneri Ferrari provvedono quindi a rivedere la distribuzione con molle elicoidali di richiamo invece delle barre di torsione precedenti, ottenendo un sistema più compatto ed efficace, rinforzano il fissaggio delle teste e affidano la carburazione a una batteria di sei Weber doppi corpo da 38 mm. Sviluppa 300 CV a 7.500 giri/min.

Nel frattempo, le vetture stradali della stirpe 250 GT si moltiplicano. Alla nuova serie delle Berlinette GT, su cui si cimenta anche Pininfarina, si affiancano le Spider a passo lungo e corto (SWB) tra cui le celeberrime California. Tutte sono mosse dal V12 da 240 CV, che ha però un regime di giri abbassato a 7.000 giri/min e una coppia maggiore.

Ferrari 250 GT SWB 1960 allestimento competizione

Ferrari 250 GT SWB 1960
Dalla 250 SWB alla GTO
La successiva evoluzione del motore 250 arriva nel 1959, quando il propulsore viene montato dapprima sulla 250 GT Interim e poi sulla Belrinetta a passo corto nota come 250 GT SWB. Ha un passo di soli 2,4 metri e una potenza che arriva a 280 CV, e diventa un'icona sia strada sia nelle competizioni, vincendo ancora il Tour de France automobilistico per tre anni di fila dal 1960 al 1962.

Ferrari 250 GTO, il motore

Ferrari 250 GTO 1962
Soprattutto, però, questo modello fa da base per lo sviluppo della leggendaria 250 GTO, introdotta nel 1962 per correre nel Gr. 3. Il progetto, avviato da Giotto Bizzarrini e completato, dopo la sua uscita turbolenta dalla Ferrari, dal giovane Mauro Forghieri, dà vita a una delle auto più belle e vincenti della storia Ferrari. Il motore è lo stesso della Testa Rossa, siglato qui Tipo 168/62 e con 300 CV a 7.500 giri/min. Ne vengono costruite poco più di 30 fino al '64.

Ferrari 250 LM 1965
Dalla 250 LM alla 250 GT/E
Nel 1963, il motore V12 Colombo passa dietro: con la 250 P, costruita per correre in categoria Prototipi, l'unità della 250 GTO e della Testa Rossa viene infatti montata posteriormente, ottenendo vari successi tra cui la 12 Ore di Sebring, La 24 Ore di Mans e Nurburgring e prima di essere sostituito dalle più grandi unità 275 e 330.
Ancora nel 1963, Ferrari costruisce una vettura molto simile alla 250 P e dotata dello stesso motore, che intende però schierare nella categoria GT come erede della 250 GTO, dove ha più possibilità di essere competitiva grazie alla nuova architettura. Si chiama 250 LM (Le Mans) e viene presentata in configurazione stradale in quanto per regolamento deve derivare da un modello di serie.

Ferrari 250 LM 1965, il motore

Ferrari 250 LM 1965, la meccanica
L'intento tuttavia non riesce perché Ferrari non riesce produrre il numero minimo di vetture richiesto per l'omologazione (100 in un anno), cosicché la 250 LM è inizialmente costretta a correre tra i prototipi, dove però affronta vetture più performanti. Anche nel suo caso, il motore 250 da 310 CV viene gradualmente sostituito dal 275 da 3,3 litri, anche se l'auto mantiene formalmente la sigla 250 LM.

Ferrari 250 GT Lusso 1962

Ferrari 250 GT Lusso 1962 il motore
Si tratta dell'ultima applicazione sportiva del motore 250 da tre litri, che nel frattempo conclude anche la sua carriera stradale con la 250 Berlinetta GT Lusso e la 250 GT/E. La prima, nota anche come 250 GTL, arriva nel 1962 sul telaio a passo accorciato della SWB, ed è caratterizzata da una carrozzeria particolarmente elegante e rifiniture ricercate, mentre il motore resta il 250 "stradale" da 240 CV a 7.500 giri/min.

Ferrari 250 GT/E 2+2 1962

Ferrari 250 GT/E 2+2 1962
La GT/E è invece la prima Ferrari prodotta in grande serie, oltre 1.000 unità, ed è una comoda GT a 2+2 posti presentata come come evoluzione della 250 a passo lungo. A fine carriera anche questa monterà su alcuni esemplari un motore 330 da 4,0 litri.
La storia del V12 "Colombo", tuttavia non si ferma certo con la 250: al contrario, viene sviluppato in evoluzioni successive di cilindrata maggiorata con le quali equipaggia le berlinette e le GT serie 275, 365, 400 e 412 fino alla fine degli Anni '80.