Fin dalla sua ri-nascita, datata 2016, la Suzuki Ignis ha messo sul piatto degli elementi che si sono rivelati vincenti: l’aspetto da crossover piccolo, linee molto originali e una motorizzazione elettrificata.
Un tris di ingredienti molto apprezzato che naturalmente ritorna sul classico restyling di metà carriera del piccolo crossover giapponese. Un restyling che proprio nella motorizzazione mild hybrid ha il suo aspetto più importante.
Com’è fuori
Come ogni classico restyling in Suzuki non hanno esagerato con le modifiche estetiche della Ignis, limitandosi ad affinamenti e migliorie che, in questo caso, donano all’auto un aspetto ancor più da piccola SUV. Skid plate anteriore e posteriore – assieme all’altezza aumentata di 1 cm – giocano un ruolo fondamentale in questo caso, ma anche la mascherina ridisegnata con feritoie verticali, come su Vitara ed S-Cross, dà il suo contributo.


Il resto è uguale alla versione presentata 4 anni fa, con quello stile immediatamente riconoscibile fatto di linee ora morbide, ora più nette, misure compatte (3,7 metri di lunghezza) e contenuti da auto di categoria superiore, come le luci full LED anteriori.
Com’è dentro
In abitacolo la novità principale si compone di nuovi materiali e combinazioni di colori, dove il nero la fa da padrone dando un aspetto più serio alla Ignis, con una qualità che per il segmento è più che accettabile e mantiene le classiche plastiche rigide e ben assemblate.
La qualità che più si fa notare riguarda però lo spazio – per 4 persone – che quasi stupisce su un’auto di questo segmento. Lo sfruttamento dello spazio è stato studiato con precisione e anche i più alti non soffrono particolarmente, nemmeno sul divanetto posteriore. Ci sono poi i sedili anteriori riscaldabili di serie, accessori che spesso si trovano a pagamento su modelli di segmenti ben superiori.


Anche la tecnologia è degna di nota, con infotainment compatibile con Android Auto ed Apple CarPlay gestito tramite un monitor touch da 7”, altra rarità nel segmento delle citycar. Un sistema sufficientemente ricco, con grafica chiara e icone ben visibili, ma non tra i più veloci e fluidi sul mercato, con una sensibilità al tocco non sempre soddisfacente.
Piacere di guida
Come detto però la novità principale è rappresentata dal sistema mild hybrid, unica scelta disponibile - e abbinabile alla trazione anteriore o all’integrale – composta da un nuovo 1.2 benzina aspirato da 83 CV, con coppia di 107 Nm. Valori che diminuiscono di poco rispetto alla versione precedente, ma che diventano disponibili a regimi più bassi, dando quindi alla Suzuki Ignis restyling un po’ di brio in più. Di certo non ci si devono aspettare ripartenze al fulmicotone, ma la differenza rispetto alla versione precedente si avverte, grazie anche al peso che rimane contenuto e non supera la tonnellata.


Il merito è anche della nuova batteria che sale di intensità, passando da 3 a 10 Ampere ora. L’energia recuperata in frenata dal sistema mild hybrid (omologato Euro 6d) viene così restituita con maggiore prontezza in fase di accelerazione dal piccolo motore elettrico, aiutando il 1.2 benzina a non affaticarsi troppo, per consumi che al termine della prova (sulla versione a 2 ruote motrici e cambio manuale) si sono attestate intorno ai 18 km/l.
Un piccolo spunto in più per un’auto che rimane sempre piacevole da guidare e che non risente dell’assetto rialzato senza eccessivo rollio e sempre sufficientemente piatto – a volte troppo, dando un po’ troppa rigidità su terreni sconnessi – e con una tenuta più elevata di quanto ci si potrebbe aspettare da una piccola alta e stretta come la Ignis.


Tenuta che farebbe quasi venire voglia di alzare il ritmo, ottenendo però in cambio una rumorosità marcata e, quando si va in autostrada o tangenziale, fruscii aerodinamici avvertibili. Meglio quindi non tirare troppo il collo alla piccola giapponese, ben assistita dal cambio manuale 5 marce con innesti corti e precisi, meno invece dall’automatico CVT a 4 rapporti – con effetto trascinamento decisamente marcato – e lo sterzo che, come sulla versione pre restyling, risulta sempre lento e a volte quasi inconsistente.
Consistenti sono invece gli aiuti alla guida come frenata d’emergenza, monitoraggio stanchezza del guidatore e mantenitore della corsia, tutti di serie, ai quali si può aggiungere il cruise control.
Comfort
Da una citycar di 3,7 metri non ci si aspettano miracoli per quanto riguarda il comfort, ma come detto la Ignis mette sul piatto elementi degni di nota. Al di là del già citato spazio c’è il divanetto posteriore scorrevole, un plus non di poco conto che permette di aumentare lo spazio di carico da 204 (nella versione 4x4) a 319 litri senza per questo rinunciare ai posti posteriori.


Curiosità
Col restyling della Ignis Suzuki porta a compimento l’obiettivo di elettrificare – tramite sistemi mild hybrid – l’intera gamma (Jimny esclusa). Un’elettrificazione leggera alla quale seguiranno nuovi sistemi a batteria, dal full hybrid all’elettrico puro, passando per il plug-in. Proprio quest’ultimo farà il suo debutto con la nuova Across.
Quanto costa
Disponibile in 2 allestimenti (Cool e Top) con prezzo a partire da 16.500 euro, la Suzuki Ignis restyling di serie offre tanto: cerchi in lega da 16”, luci full LED automatiche, telecamera posteriore, climatizzatore manuale e sedili anteriori riscaldabili. L’allestimento più ricco (17.750 euro) aggiunge climatizzatore manuale, navigatore 3D, sistema keyless, frenata automatica d’emergenza e cruise control.
Il cambio CVT, disponibile solo per la TOP a trazione anteriore, richiede 1.250 euro in più mentre la 4WD, anch’essa disponibile unicamente con l’allestimento più ricco, costa 19.250 euro.