Il marchio MINI come lo conosciamo oggi è nato - o meglio "rinato" - nel 2000 per iniziativa di BMW, che dopo aver acquisito il Gruppo Rover ha in seguito ceduto tutti gli altri brand trasformando quello delle piccole inglesi nel suo "entry level".
Così come la Casa, in un certo senso risorta dalle proprie ceneri, anche la fabbrica principale destinata alla produzione delle nuove MINI è stata costruita ex novo sulle fondamenta di uno dei più antichi siti britannici, quello dell'area industriale di Cowley, ribattezzato Oxford Plant e oggi casa di tutte le nuove MINI oltre che... di quelle vecchie convertite alla propulsione elettrica.
Dalle Morris alle Rolls-Royce
Lo stabilimento di Cowley, nell'area industriale della cittadina inglese di Oxford, fu di fatto avviato alla produzione automobilistica nel 1912, quando Edward Morris rilevò il complesso noto come Oxford Military College installandoci catene di montaggio ispirate a quelle inaugurate da Ford in America qualche anno prima.
Nei decenni seguenti questo sito seguì le sorti dell'azienda, confluita con Austin nella British Motor Corporation nel 1952 e nella British Leyland nel '66 per diventare Austin-Rover nel 1982 e infine, nel 1986, il Rover Group rilevato da BMW a metà Anni '90.
In questi lunghi anni, la fabbrica produsse un'infinità di modelli di vari brand, dalle Morris Bullnose e Flatnose alle Minor fino alla prima Mini progettata da Alec Issigonis nel 1959, divisa tra questo stabilimento e quello di Longbridge dove poi fu allocata definitivamente dal '69.
A questo si aggiunsero modelli Austin, MG, Rover, Triumph e persino la Honda Legend per un paio d'anni, nel periodo della collaborazione con Rover, più le carrozzerie per le Rolls-Royce e Range Rover prodotte qui dalla Pressed Steel, società entrata nel gruppo nel '58.
Il ritorno e la nuova Oxford Plant
Nel 2000, quando BMW scorporò i vari marchi di Rover Group, lo stabilimento di Longbridge finì insieme a MG e Rover al consorzio Phoenix e più tardi da questo alla cinese SAIC (che riavviò la produzione della MG TF).
Per la rediviva MINI si scelse quindi di organizzare la produzione su un terzetto di impianti: Swindon per le carrozzerie, i lamierati e altri componenti, Hams Hall per i motori a benzina, che tuttora produce per l'intero BMW Group, e Cowlay, appunto, per l'assemblaggio vero e proprio. Per l'occasione, la maggior parte del vecchio stabilimento fu demolita per lasciare spazio a un nuovo e più moderno complesso ad elevata automazione rinominato Oxford Plant.
Oggi, la linea è altamente digitalizzata: ogni scocca Mini è contrassegnata da un codice a barre che la identifica e contiene le specifiche richieste dal cliente e l'accompagna lungo tutto il percorso. La catena inizia con la saldatura e l'assemblaggio dei lamierati provenienti da Swindon, la verniciatura, il montaggio dei sottogruppi meccanici che convergono nella zona del "marriage", l'unione tra scocca e telaio monitorata da telecamere ad alta definizione.
La produzione, avviata nel tardo 2000, contava inizialmente 2.300 dipendenti e una capacità di circa 300 vetture al giorno, più che raddoppiate l'anno seguente. Capacità e occupazione sono cresciute fino al 2005, per poi affrontare i vari periodi di crisi con ridimensionamenti e nuovi incrementi fino ad arrivare alla odierna capacità di 250.000 unità l'anno con circa 4.500 addetti.
Tutte meno una
La gamma MINI è prodotta a Oxford quasi per intero: da questo stabilimento, che ha sfornato quasi 5 milioni di auto in 20 anni, sono uscite tutte le generazioni delle 3 porte hatchback e Cabrio, le successive Clubman e le "meteore" Coupé e Roadster, incluse le versioni John Cooper Works. Tuttora è prodotta qui quasi tutta la famiglia, comprese la variante a 5 porte e la prima versione elettrica Cooper SE, con la sola eccezione della Countryman, di cui si occupa Magna Steyr a Graz, in Austria.
La Casa prevede di costruire a Oxford anche la prossima generazione elettrica che porterà il brand a diventare 100% elettrico entro il 2030, iniziando con la nuova Cooper SE alla quale potrebbe aggiungersi una riedizione del SUV sportivo Paceman che rinascerà nel 2024 come SUV-Coupé a 5 porte elettrico se l'azienda non deciderà di sfruttare le sue joint venture in Cina.
Le iniziative "green"
Nel frattempo, Oxford fa progressi anche sul piano della riduzione dell'impatto ambientale: dopo aver aumentato l'uso di energia da fonti rinnovabili con un grande impianto fotovoltaico, quest'anno lo stabilimento accoglierà nel suo comprensorio una piccola foresta urbana che concentrerà in una superficie relativamente piccola una grande densità di piante autoctone per realizzare una sorta di polmone verde e bilanciare le emissioni di CO2 dell'impianto.
Si tratta di un'iniziativa lanciata da MINI insieme all'associazione Earthwatch che a fine 2021 ha già realizzato l'analoga "Tiny Forest" di Swindon, un ecosistema capace di assorbire il 30% di CO2 più della media delle aree verdi convenzionali.
Inoltre, lo scorso gennaio MINI ha annunciato la nascita, proprio a Oxford, di una particolare divisione del reparto Heritage dedicato alla conversione elettrica dei modelli storici. Il progetto si chiama MINI Recharge e prevede dei raffinati restomod implementati dalla sostituzione dei gruppi motori originali con nuovi sistemi elettrici.
La scheda di Oxford
Inaugurazione | 2001 (nuovo stabilimento) |
Proprietà | BMW Group |
Collocazione | Cowley, Oxford, Oxfordshire, Regno Unito |
Superficie | n.d. |
Dipendenti impiegati | circa 4.500 |
Capacità produttiva | 1.000 unità al giorno, 250.00 unità l'anno |
Altre attività | Reparto Heritage Progetto Recharge |
Modelli attualmente prodotti | Mini 3 e 5p, Clubman e Cooper SE |
Modelli storici più importanti prodotti | Mini 3p e Cabrio, Coupé e Roadster, Clubman |
Modelli di prossima produzione | Nuova MINI elettrica (2023) |