Oggi sentir parlare di piattaforme modulari e scalabili è diventato consueto, ma soltanto una decina di anni fa l'idea di una "matrice unica" che permettesse di sviluppare una varietà particolarmente ampia di modelli per ottimizzare i costi di progettazione e produzione era ancora un'aspirazione per gran parte dei costruttori. 

Uno dei primi ad esserci arrivato concretamente è stato il Gruppo Volkswagen, che nel 2012 ha annunciato l’architettura modulare trasversale MQB utilizzata per la prima volta dal con la Golf VII e la terza generazione di Audi A3 arrivate quasi in contemporanea. Da allora, su quella base sono stati prodotti più di 32 milioni di veicoli, dalla Polo agli imponenti SUV Atlas e Teramont per i mercati americano e cinese. Ma come fa a essere così flessibile?

Produzione standardizzata

Il punto di forza della piattaforma modulare MQB è che ha permesso al Gruppo Volkswagen di standardizzare i processi produttivi in diverse aree, aumentando la flessibilità nella progettazione e soprattutto riducendo gli investimenti nello sviluppo senza imporre vincoli troppo limitanti a designer e ingegneri.

Inoltre ha permesso una maggior condivisione delle più recenti tecnologie di comunicazione e sicurezza, tra cui i sistemi di assistenza alla guida che dai modelli di segmento superiore si sono rapidamente diffusi sulla maggior parte dei veicoli di categoria inferiore.

A livello di architettura, oltre alla disposizione del motore, l'unico valore che rimane invariato tra un modello e l'altro è la distanza tra l'asse delle ruote anteriori e la pedaliera, elemento a cui si aggiungono altri riferimenti fissi come la posizione del serbatoio sotto i sedili posteriori. Il resto è totalmente flessibile.

La libertà di variare velocemente e a piacimento parametri come la carreggiata, il passo, le dimensioni delle ruote o addirittura la posizione di volante e sedile consente di creare modelli di tipologia e taglia anche molto differente.

Soluzioni tecniche mirate

Oltre che per favorire l'utilizzo di acciai ad alta resistenza con lamiere di spessore variabile ottenendo una riduzione media di peso sulla sola struttura di ben 50 kg rispetto ai precedenti, l’architettura modulare trasversale è stata studiata per consentire il montaggio di motori con alimentazione differente senza dover rivedere la posizione di tutti i componenti. 

Volkswagen T-Roc 1.6 TDI stress test

I motori benzina, diesel e metano sono tutti inclinati all'indietro di 12°, con il lato aspirazione rivolto verso la parte anteriore e lo scarico verso la posteriore, e possono essere abbinati a qualsiasi trasmissione grazie a collegamenti standardizzati. Inoltre, questa base ha permesso di introdurre i primi veicoli ibridi leggeri e plug-in.

La chiave del futuro di Volkswagen

Il successo dell’architettura modulare trasversale ha dimostrato la validità del concetto di piattaforma scalabile che nel frattempo è stata replicata anche nell'alto di gamma come la MLB, utilizzata per tutti i modelli a motore longitudinale anteriore, ha dato vita a un'evoluzione ancora più ambiziosa e importante per i piani del colosso tedesco.   

Piattaforma MEB

Con l’esperienza maturata sulla base della MQB, Volkswagen ha infatti concepito la piattaforma modulare MEB dedicata alla produzione della nuova generazione di modelli completamente elettrici della gamma I.D.: dalla berlina compatta ID.3 al van ID.Buzz. in Casa Volkswagen ai modelli Audi Q4 e-tron, Skoda Enyaq iV e Cupra Born. E non è finita.

2026 Volkswagen Trinity presenterà SSP - Scalable Systems Platform

Il colosso tedesco è già al lavoro sul prossimo passo, lo sviluppo della piattaforma meccatronica SSP (Scalable Systems Platform) che dal 2026, con il progetto Trinity, andrà a sostituire la stessa MEB e la PPE utilizzata per la produzione di veicoli sportivi e di lusso (anche Porsche) dando vita a una vera base universale per vetture elettriche di taglie e segmenti molto differenti.

Fotogallery: Piattaforma modulare MQB di Volkswagen