Appena 9 anni: è il tempo che Ferruccio Lamborghini ha trascorso alla guida dell'azienda automobilistica da lui stesso creata prima di cederla, e rappresenta oggi meno di un sesto della storia del marchio di Sant'Agata Bolognese, che proprio in questo 2023 celebra i sessant'anni.
Ebbene, malgrado una separazione così prematura a cui sono seguite mille vicissitudini, quel decennio pesa ancora, e il nome e lo spirito di Ferruccio sembrano ancora essere vivi e forti nella discendenza di quelle prime automobili. Ecco cos'è successo in quel breve ma intenso periodo.
I primi anni e la formazione
Ferruccio Elio Arturo Lamborghini nasce a Renazzo, frazione del comune di Cento, in provincia di Ferrara, il 28 aprile 1916 e dunque sotto il segno zodiacale del Toro, un dettaglio che diventerà molto importante perché sarà adottato come marchio per i suoi trattori, il settore in cui inizia la sua attività di costruttore, e poi per la Lamborghini Automobili.
Determinato fino alla testardaggine, Ferruccio Lamborghini fa tutto in tempi rapidi: Sin dalle elementari lavora mentre frequenta la scuola e presto si specializza in Tecnologie Industriali, guidato dalla passione per i motori che lo conduce in un'azienda di revisione di mezzi bellici.
Durante la Seconda Guerra Mondiale si impiega come tecnico riparatore per veicoli da guerra in una base militare di Rodi, riuscendo così ad evitare di finire in prima linea e portando avanti le sue competenze tecniche.
Un talento che cresce in fretta
Appena finita la guerra, Ferruccio si lancia in uno dei settori in cui c'è più richiesta di meccanizzazione, vale a dire quello agricolo. Si specializza nell'acquisto di veicoli da guerra "sopravvissuti" al campo di battaglia e nella loro conversione in macchine agricole.
La Lamborghini Trattori nasce nel 1948 e tre anni dopo è già diventata un'azienda produttrice di macchine di nuova progettazione, guidata dalla volontà del fondatore di fare tutto in tempi brevi anche se nel modo migliore.
La litigata con Ferrari e le auto
La storia, anche se passa quasi per leggenda, racconta che la decisione di dare vita alla Lamborghini Automobili scaturisca da una litigata tra Ferruccio Lamborghini ed Enzo Ferrari. Il primo, cliente di Maranello, si lamenta con il secondo della scarsa affidabilità della frizione della sua Ferrari 250 GT, ricevendo una risposta sprezzante che suscita in Lamborghini un forte desiderio di rivalsa.
Questa matura nella volontà di diventare egli stesso costruttore di automobili, che si concretizza a Sant'Agata Bolognese nel 1963 con la fondazione della Automobili Ferruccio Lamborghini e la costruzione di una fabbrica apposita. La struttura è molto razionale: al centro c"è un grande capannone, luminosissimo, attaccato alla palazzina degli uffici, in maniera che i dirigenti abbiano costantemente sotto controllo la situazione della produzione.

La Lamborghini 350 GT
Dalla 350 GT alla Miura
La prima Lamboghini è la 350 GT presentata al Salone di Torino del 1965: spinta da un 12 cilindri di 3,5 litri di cilindrata progettato dal talento di Giotto Bizzarrini, appena uscito non proprio felicemente da Ferrari, e vestita inizialmente da Franco Scaglione anche se al progetto iniziale, quello del prototipo 350 GTV, seguirà un affinamento della carrozzeria Touring che le darà la forma definitiva.
La vera pietra miliare arriva però poco dopo, quando Giampaolo Dallara e Giampaolo Stanzani decidono di realizzare una supersportiva furi dagli schemi e danno vita al progetto denominato provvisoriamente 400 TP: ha il motore 12 cilindri da 4,0 litri della 400 GT (evoluzione della 350) posizionato però trasversalmente dietro l'abitacolo, con il cambio e il differenziale fusi con il basamento del motore.

La Lamborghini Miura
Il telaio è realizzato in lamiera piegata, saldata e forata per ridurne il peso. Quando Ferruccio vede il progetto se ne innamora subito e dà il via ai lavori, sorprendendo persino Dallara e Stanzani. Il design è affidato a Marcello Gandini, della Carrozzeria Bertone, il debutto avviene al Salone dell'Automobile di Ginevra del 1966.
Il nome Miura arriva da quello di una razza di tori da combattimento tra le più forti, intelligenti e spietate, caratteristiche che l'auto, affascinate e potente, sembra incarnare alla perfezione. Lamborghini parcheggia uno dei primi esemplari, in color arancione, davanti al casinò di Monte Carlo nel fine settimana del Gran Premio di Formula 1 e scatena una vera ondata di entusiasmo che fa volare gli ordini.
Oltre alla Miura, prodotta in tre serie fino ai primi Anni '70, in quegli anni vedono la luce anche la Islero, erede della 400 GT, e la Espada, una GT a quattro posti ispirata dalla concept Marzal di Bertone. Nel 1970 è il turno della Jarama e della "piccola" Urraco con motore V8.

La Lamborghini Espada
Sembrano anni entusiastici, con l'offerta in crescita almeno quanto la popolarità del marchio, ma è proprio in quel momento che Ferruccio Lamborghini decide, quasi a sorpresa, di cedere la sua azienda all'industriale svizzero Georges-Henri Rossetti. Ufficialmente il motivo è un calo della domanda causato della crisi petrolifera che non favorisce le sorti delle auto sportive, a cui si aggiunge lo scarso interesse del figlio Tonino per le automobili che non sembra un buon auspicio per il proseguimento dell'attività di famiglia.

La Miura e le sue eredi: Countach, Diablo, Murcielago
Gli "altri" 60 anni
Per Lamborghini inizia così una lunga fase di alti e bassi, il passaggio sotto varie proprietà, incluso un gruppo di investitori esteri, costellato tuttavia anche di automobili iconiche come la mitica Countach, erede della Miura, disegnata di nuovo da Gandini, dalla sua erede Diablo e dalla strana fuoristrada LM002 nato da un progetto militare non andato in porto.
La svolta arriva a fine Anni '90 con l'acquisizione da parte di Audi e dunque l'ingresso nel Gruppo Volkswagen, a cui segue l'aggiunta di un secondo modello, la Gallardo, la quale concretizza il precedente tentativo fallito con la Calà di dar vita a una berlinetta a 10 cildinri, e poi con le successive Murcielago, Huracan e Aventador.

La nuova Lamborghini Revuelto, prima ibrida plug-in del marchio
La grande svolta arriva nel 2018 con il lancio della Urus, grande SUV sviluppato grazie alle sinergie del Gruppo, che porta anche un massiccio ampliamento della fabbrica di Sant'Agata (sì, perché Lamborghini continua a fare tutte le sue auto "in casa") e ai primi approcci all'elettrificazione, che arrivano prima con la supercar in edizione limitata Sian e poi, nel 2023, con la Revuelto, erede della Aventandor, che apre le porte all'ibrido plug-in.