Come bisogna considerare gli incentivi auto 2024? Successo o fallimento? Secondo il ministro Adolfo Urso, intervenuto oggi al tavolo automotive, il piano incentivi "non ha corrisposto all'aumento che noi ci aspettavamo, che avevamo concordato, della produzione in Italia".
Non un pieno fallimento dunque, ma obiettivo non raggiunto. E ora? Pronti a cambiare gli interventi a partire già dal prossimo anno. Ecco come.
Non solo consumo
Stando a quanto trapelato e pubblicato dalle agenzie infatti il ministro Urso avrebbe ricordato i 5 obiettivi che il Governo si era posto con gli incentivi auto 2024:
- supportare la transizione energetica,
- rinnovare il parco auto circolante,
- supportare in special modo le persone fisiche,
- sostenere le fasce le meno abbienti
- incrementare i volumi produttivi degli stabilimenti italiani
Su cinque obiettivi quattro sono stati raggiunti. Il ministro del made in Italy ha snocciolato numeri a supporto, come la velocità con la quale si sono esauriti i fondi per le auto elettriche. Sempre secondo le indiscrezioni ben 'l'83% degli acquisti effettuati utilizzando gli incentivi auto 2024 sono stati contestuali alla rottamazione di un vecchio modello, il 43% dei quali compresi tra Euro 0 ed Euro 3.
Per quanto riguarda il supporto alle persone fisiche, queste hanno rappresentato il 77% delle prenotazioni e il 25% ha riguardato persone con ISEE inferiore a 30.000 euro, limite sotto al quale aumenta la cifra dell'ecobonus.
A mancare quindi è stato l'aspetto della produzione in Italia, sul quale il ministro Urso ha più volte posto l'accento. Per ovviare al problema quindi il Governo starebbe pensando, come anticipato mesi fa, di dirottare parte delle risorse alla produzione. Magari per attrarre nuovi costruttori in Italia.
Un riassetto degli incentivi auto che porterà anche a una pianificazione pluriennale delle risorse da mettere in campo, dando quindi finalmente uno sguardo a lungo termine. Secondo le anticipazioni il fondo automotive avrà a disposizione 750 milioni di euro nel 2025 mentre dal 2026 al 2030 ci sarà un miliardo all'anno.
I soldi, come specificato da Urso, saranno "a sostegno dei ceti meno abbienti e della componentistica italiana, in modo che gli incentivi andranno soltanto alle macchine che avranno componenti italiane ed europee". Una filosofia anticipata mesi fa e che segue quanto fatto dal Governo francese.
Le reazioni
Al termine del tavolo automotive i vari protagonisti hanno espresso i loro pareri sulle proposte di modifiche agli incentivi auto per i prossimi anni.
Anfia (Associazione nazionale filiera italiana auto)
È giunto il momento di dedicare almeno altrettanta attenzione alle politiche di
sostegno all’offerta, quindi alle politiche industriali per accompagnare nella transizione energetica l’intera filiera produttiva automotive, che non è formata soltanto da Costruttori e componentisti, ma anche da comparti come le società di engineering e gli allestitori di veicoli commerciali e industriali, che vantano un alto grado di competenze e specializzazione. A tutti dobbiamo offrire soluzioni e nuove opportunità di business. La nostra è l’unica filiera a cui è richiesta, a livello europeo, un’impegnativa e obbligatoria transizione energetica entro tempi più brevi rispetto ad altri settori
I sindacati:
L’incontro con il ministro Urso è stata un’occasione di aggiornamento sulla situazione che attraversano settori fondamentali come la siderurgia e l’automotive. Purtroppo, però, non abbiamo ricevuto nessuna risposta concreta sulle numerose vertenze aperte, che interessano da anni migliaia di lavoratori, e sulla gestione degli effetti della transizione ecologica, in particolare nell’automotive (Uilm)
Penso che la situazione che abbiamo davanti nel settore è complessa e va approcciata in maniera sistematica, pena: il fallimento. Servono politiche industriali che guardano a tutti gli attori del settore, utilizzando l’approccio che abbiamo messo in campo con i tavoli di lavoro sul settore da dicembre 2023 a marzo di quest’anno. Tavoli che hanno prodotto indicazioni per azioni di ampio respiro di politica industriale per il settore, a partire da due temi fondamentali: localizzazione delle produzioni, la riduzione del costo dell’energia e quello degli ammortizzatori sociali. Su quest’ultimo, nel 2025 sia l’indotto, che Stellantis esauriranno gli ammortizzatori sociali, se non si interviene per tempo ci saranno licenziamenti di massa. (Fim-Cisl)
È ora di passare ai fatti, anche con una posizione condivisa in Europa. Chiediamo un accordo complessivo sul settore con una dotazione straordinaria di risorse economiche e normative per la giusta transizione che faccia perno sui lavoratori della ricerca, sviluppo e produzione, favorendo investimenti privati, anche di altre case automobilistiche e che consolidi la componentistica. È ora che Stellantis, pilastro dell’industria dell’auto in Italia, chiarisca i piani su marchi, modelli e stabilimenti e le previsioni di budget sui volumi. È ora di fermare le uscite e progressivamente ridurre la cassa integrazione, sperimentando riduzioni di orario sostenute dalle politiche pubbliche anche per l’indotto, per rigenerare un piano di assunzioni e formazione delle competenze. (Fiom - CGIL)
È giunto il momento di arrivare alla firma del protocollo di intesa, dove ognuno sarà chiamato a fare la propria parte per creare quelle condizioni utili a salvaguardare e sviluppare il settore Automotive in Italia", avverte Sara Rinaudo della Fismic, mentre Antonio Spera dei metalmeccanici della Ugl chiede di "giungere a un protocollo d’intesa nel tempo più breve possibile (Fismic e Uglm)