La Fiat 8v è un evento del tutto fuori programma. È un po’ un ripiego, per non essere costretti a cestinare quel prodigioso motore a otto cilindri che batte sotto il suo cofano, inizialmente destinato ad una grossa berlina. Passa alla storia come l’ultima, o forse meglio dire l’unica, vettura Fiat a sfidare mostri sacri come Maserati e Ferrari. Non fa impensierire il cavallino nelle vendite, ma di sicuro offre un ottimo scheletro su cui i più grandi carrozzieri del tempo liberano tutta la loro creatività, creando magnifiche one off.

Fotogallery: Fiat 8V

Un sogno a stelle e strisce

Sono gli anni dell’immediato dopoguerra, quando l’Italia comincia a rialzarsi dalle macerie grazie agli aiuti del piano Marshall. In Fiat cominciano a guardare al mercato americano come un territorio di possibile conquista, ma il modello più grande in produzione al momento, la 1400, non è sufficientemente voluminosa per gli yankees.

Perciò Dante Giacosa e i suoi collaboratori vengono incaricati di dare forma ad una berlina compact, motorizzata con un V8, da produrre e vendere oltreoceano. Ciò che è compact per gli americani però è sproporzionato per noi europei.

Fiat 8V
Fiat 8V

Otto cilindri di troppo

Sfumato il desiderio di assaltare le grandi highway con un modello ad hoc, la Fiat decide di abbandonare il progetto. Peccato però per lo stato già avanzato dei lavori, con quel bel motorone già terminato e pronto all’uso.

Di dirottare la berlinona sul mercato italiano, per via della tassazione pesante sulle grosse taglie, non se ne parla, quindi che farne? Lo sviluppo è costato soldi e fatica, sarebbe un vero spreco buttarlo alle ortiche. È lì che alla dirigenza torinese salta in mente un’idea folle, ma anche con un pizzico di filo logico.

Fiat 8V

E ottovù fu

L’idea della Fiat 8V serve non solo a riciclare un propulsore sul groppone, ma è anche una strategia di marketing con lo scopo di dare un’immagine più dinamica, sportiva e giovanile al marchio. Quello che ne viene fuori è un’auto dalle soluzioni raffinate, che non teme minimamente il confronto con avversarie che sfoggiano marchi più blasonati del suo.

La carrozzeria in acciaio è disegnata da Fabio Luigi Rapi, lo stesso che più avanti crea per la Iso l’iconica Isetta. La 8V è anche la prima Fiat ad impiegare le sospensioni a ruote indipendenti. L’interno è spartano, da vera sportiva, anche se si concede un cruscotto ben curato.

Inutile dire che che la trazione è posteriore e il motore è in posizione longitudinale, anche se si nota una certa sapienza nella distribuzione dei pesi. Il motore, con i cilindri a V di 70°, abbinato ad un cambio manuale a quattro marce, ha una cilindrata di 1.996 cc e una potenza di 105 CV, capaci di far toccare alla vettura i 180 km/h.

Una produzione misteriosa

Per la Fiat 8V, stranamente, non esiste documentazione precisa che ne racconti i dettagli di produzione. Alcune fonti dicono che la realizzazione viene affidata alle Carrozzerie Speciali, il reparto di Fiat impegnato sulle fuoriserie e sulle versioni particolari dei modelli normali.

Altre sostengono che viene dato il lavoro in appalto alla Siata, piccolo, ma ai tempi celebre, costruttore di auto sportive su meccanica del marchio torinese. La cosa certa è che la Fiat 8V è fatta con le stesse tecniche artigianali impiegate dai grandi carrozzieri e dalle officine della Motor Valley, come una vera gran turismo di quegli anni.

Fiat 8V
Fiat 8V

Grande interesse, ma pochi ordini

La Fiat 8V debutta al Salone di Ginevra del 1952, ricevendo un’ottima accoglienza. La sua funzione promozionale nei confronti del marchio Fiat la svolge egregiamente, ma sono pochi i gentleman driver che staccano l’assegno a suo favore. I 2.850.000 delle lire del tempo sono tanti per una Fiat, ma rendono la 8V anche una delle scelte più a buon mercato di quel segmento, se pensiamo ai 2.880.000 lire richiesti per una Lancia Aurelia B20.

Fino al 1955, dopo un lieve restyling, una vitaminizzazione del V8 fino a 127 CV e 114 unità prodotte, tra cui una in fibra di vetro, la berlinetta sportiva del Lingotto abbandona i listini della casa. Alcuni dei suoi fortunati proprietari la portano a gareggiare in alcune competizioni dove, per colpa dell’acciaio della carrozzeria, fa fatica ad esprimere il suo potenziale. Così alcuni esemplari finiscono sotto i ferri dei più famosi atelier.

Fiat 8V Supersonic
5. Fiat 8V, 1953

Le altre 8V

Alcune vengono sottoposte ad un radicale cambio di pelle. Così ai 114 esemplari ufficiali se ne aggiungono poi altri 50, i cui telai saranno forniti nudi a Ghia, Pininfarina, Motto, Vignale e Zagato.

È soprattutto quest’ultima che si impegna a rendere più competitiva in pista la 8V, sottoponendo alcuni esemplari ufficiali Fiat a degli aggiornamenti estetici e costruendo da zero alcune varianti inedite, di cui alcune coupé e una barchetta.

Quando la Fiat decide di interrompere la produzione della 8V è proprio Zagato che mette mano al portafogli e compra tutto quello che rimane di ricambistica inutilizzata. La Siata, mentre è già impegnata nella produzione della 8V normale, ottiene dalla Fiat la possibilità di impiegare motore e telaio per un modello tutto suo: la 208, in configurazione coupé e barchetta, fregiata con la firma di nomi prestigiosi come Vignale, Bertone, Stabilimenti Farina e Motto.

Una Fiat ricca di heritage

La 8V è diventata un’affascinante protagonista delle aste, dei concorsi d’eleganza e delle rievocazioni storiche. Agli occhi dei meno esperti, soprattutto quando vestita dai carrozzieri, viene spesso scambiata per una delle tante Ferrari, con le quali d’altronde si trova molto a suo agio durante gli eventi più importanti.

Per un esemplare standard ci vogliono non meno di 800.000 euro, mentre per uno firmato Zagato si oltrepassa la soglia del milione di euro. Un’auto che racconta di un coraggio di osare che ha pochi eguali nella storia.