Con l'Alfa Romeo 1900 la casa italiana cerca di ricucire le ferite subite in guerra, creando una berlina confortevole, solida, ma con la stessa grinta delle rosse monoposto che vincono nei gran premi.
L'Alfa 1900 nata nel 1950 segna un vera e propria rivoluzione industriale per il marchio del Biscione, determinando un netto distacco dai più opulenti modelli prebellici, ma senza rinunciare al glamour dei clienti più benestanti, grazie alle proposte dei grandi carrozzieri. Dal quel momento l'azienda del Portello comincia a cambiare volto.
Il Biscione si rialza
L'Alfa Romeo, finite le ostilità, riprende finalmente a lavorare, continuando la produzione dei prestigiosi modelli a sei e otto cilindri, allestiti ancora a mano.
Fotogallery: Alfa Romeo 1900
Ciò è però insufficiente per risollevare i conti dell'azienda, così viene chiesto, ai ferrati progettisti, di creare una nuova berlina di rappresentanza, da vendere in maggior numero, con prezzi più bassi e di concezione moderna.
Quattro cilindri "millenove", un qualcosa di nuovo
Lo staff, guidato dagli ingegneri Orazio Satta Puliga e Giuseppe Busso, immaginano per la nuova vettura un sofisticato sei cilindri in linea da 3,0 litri, ma subito scartato perché troppo fuori misura per le tasche provate della borghesia del tempo.

Così si ripiega su un quattro cilindri di 1,9 litri, da cui il nome per quest'auto, capace di 80 cv e 150 km/h. La carrozzeria, di un'altro pianeta rispetto ai modelli precedenti, è a scocca portante, per la prima volta su un'Alfa.
Una mano dall'America
L'IRI, l'ente statale che controlla Alfa Romeo in quegli anni, non è in grado di sborsare i soldi necessari al compimento del progetto, così la casa riceve aiuto dai fondi del Piano Marshall e un supporto logistico dagli USA per l'installazione delle linee di assemblaggio.

L'Alfa Romeo 1900 esordisce al Salone di Torino del 1950, dopo cui parte la costruzione dei primi esemplari, ancora in forma quasi artigianale, ma la strada della produzione di massa è già spianata.
Protagonista del boom economico
La 1900, nella sua brillante carriera, riceve dei nuovi piccoli fregi cromati sulla carrozzeria, diventa anche bicolore e viene leggermente pompata nel motore, toccando il picco con i 115 CV della TI Super, capace di 180 km/h.

Grazie alle sue prestazioni riceve le lodi dalla stampa specializzata, si ritrova in divisa con la Polizia di Stato e ottiene ottimi piazzamenti alle principali gare di durata dell'epoca, come la Mille Miglia e la Carrera Panamericana.
Veloce, ma anche bella
L'Alfa Romeo 1900 si lascia sedurre dalle sapienti mani dei carrozzieri, come Pininfarina, Boano, Ghia ed altri. Quella di Zagato, esplicitamente corsaiola, è interamente di alluminio.


La Touring Superleggera si cimenta sulla elegante Sprint, coupé e spider, e sulla pazzesca Disco Volante, barchetta e chiusa, pensata per sfrecciare a 220 km/h.


Bertone, grazie alla bravura di Franco Scaglione, oltre alla concept Sportiva, lancia ben tre incredibili pezzi unici: le BAT 5, BAT 7 e BAT 9.

Colli la trasforma in limousine e ambulanza. Tra questi atelier si infila pure il centro stile del Biscione, con la sua Primavera, coupé derivata dalla berlina.


Emigra in Sud America
L'Alfa Romeo 1900 berlina, nei primi Anni '60, abbandona il Bel Paese alla volta dell'Argentina, e qui, accolta dalla IKA, viene ribattezzata Bergantin. Viene equipaggiata con dei meno preformanti motori, a 4 e 6 cilindri, di fattura locale e munita di un nuovo e anonimo frontale, senza il caratteristico trilobo.
Milano contro Torino
L'Alfa Romeo ribadisce l'appartenenza sociale della 1900, con un listino importante, ma senza renderla irraggiungibile come i modelli degli anni precedenti.

La 1900 berlina scende, negli Anni '50, da 2.300.000 lire a 1.950.000 lire, ma ce ne vogliono oltre 2.697.000 per la Super Sprint firmata Touring. La Lancia Aurelia, nello stesso periodo, spazia dalla stessa cifra della 1900 berlina e tocca i 3.000.000 di lire con la B24 Convertibile.
Corteggiata ancora oggi
L'Alfa 1900, se alla sua epoca è un'ammiraglia molto trendy, oggi fa gola ai collezionisti compulsivi, tra i gentleman che la portano ad impegnative rievocazioni e chi preferisce accudirla gelosamente nel proprio garage, insieme ad altrettante colleghe o rivali. Per una delle berline e Primavera prodotte si sta tra i 35.000 e gli 80.000 euro, mentre per una di quelle a due porte o firmate dai carrozzieri invece si vola oltre i 190.000 euro, andando anche oltre i 400.000 euro.

Con l'Alfa Romeo 1900, sett'antanni fa, si inizia, con successo, una democratizzazione della casa milanese, poi definita con la Giulietta. Un'idea che dura tutt'oggi, portando avanti il concetto della "berlina da famiglia che vince nelle corse".
[Foto: Alfa Romeo - RM Sotheby's]